Vi confessiamo che ci eravamo confusi fra “Cuori” e “Fino all’ultimo battito”, i cui protagonisti – Daniele Pecci e Marco Bocci – fra l’altro, hanno una vaga somiglianza fisica e “cognomastica”. Il che ci ha fatto pensare che Raiuno si era limitata a diversificare le giornate di messa in onda ma non il reparto di cardiochirurgia. Ci siamo orientati con la trama, e soprattutto con l’ambientazione, vero punto di forza della fiction domenicale.
Collocata negli anni ’60 “Cuori” fa leva sulla nascita del reparto di cardiochirurgia delle Molinette di Torino, i cui finanziamenti, anche da parte della Fiat, consentirono l’acquisto di macchinari innovativi e di una sperimentazione all’avanguardia. L’ambientazione del medical drama in un tempo quasi pionieristico della medicina, con l’utilizzo di attrezzature d’epoca e lo spaccato della vita d’ospedale, infatti, è uno degli elementi di maggiore appeal della fiction e mette in luce i progressi della medicina e l’importanza di maturare esperienze professionali all’estero, come fanno due dei personaggi principali, il chirurgo Ferraris interpretato da Matteo Martari e la cardiologa Delia (Pilar Fogliati).
Sono diversi i temi di interesse in “Cuori”: le difficoltà che incontrano le donne ad affermarsi nel mondo del lavoro, il senso dell’amicizia, quello della famiglia, la lealtà, la generosità. Per questo “Cuori” sembrerebbe un fiore all’occhiello della Rai, ma in realtà è un vero e proprio polpettone, nel quale tutto ciò che c’è di prezioso viene annegato nel melò, e l’unico tema che effettivamente attrae i telespettatori non sono i cuori malati, ma quelli infranti e cornificati.
Ma il peggio è che proprio quello che sembrava il messaggio migliore sull’emancipazione professionale femminile perde tutto il suo potenziale sol che si guardi al fatto che la dottoressa Delia, al centro del tormento interiore, una volta è protetta dal potente marito, un’altra dall’amore della gioventù, che, per un fortuito caso della trama, lavorano tutti nello stesso reparto.
Se poi aggiungiamo alcune storie di contorno, come la sorella ragazza madre devastata dai sensi di colpa, l’infermiera irretita dall’anestesista donnaiolo, la figlia del primario indecisa fra la voglia di diventare medico e quella di fidanzarsi con un medico, si capisce che Grey’s anatomy in confronto era una serie da doposcuola. Ma il bello è nella confezione, perché “Cuori” si cala talmente bene nella rappresentazione degli anni 60 da risultare autenticamente datata, lasciando il dubbio se è stata realizzata pochi mesi fa o è stata tirata fuori dalle teche Rai.
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