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Gf Vip, non chiamatela "casa": per favore, chiamatela Colosseo

Uno spettacolo in cui il televoto ha sostituito il pollice verso

Nido, ma di... serpi? La "casa" del Grande Fratello Vip

E’ materia di studio sociologico il fatto che spettegolare alle spalle altrui crea alleanze, sicurezze, eleva la propria autostima perché attira l’attenzione, rappresentando una forma di potere per l’influenza che si ha sugli altri. E non c’è dubbio che queste caratteristiche trovano il loro ideale terreno di coltura nella casa del GF Vip, nella quale la mancanza di occupazione e l’impossibilità di confrontarsi con il mondo esterno rappresentano le dinamiche principali della forzata convivenza.

Se poi a ciò si aggiunge la necessità di rimanere quanto più possibile in gioco, si comprende come per i concorrenti sia indispensabile appartenere ad un gruppo, creare legami o dare vita a situazioni in evoluzione continua, allo scopo di sollecitare la continuità seriale.

Tuttavia, c’è il gusto del pettegolezzo e il disgusto per la malevolenza e non c’è dubbio che il GF Vip solleciti questo secondo aspetto. È evidente che il GF Vip è nato proprio per fare spettacolo con questo trito ingrediente, che nelle sue caratteristiche più distorsive genera, in una visibile escalation, malumore, cattiveria, aggressività, fino all’odio. Ancora peggio è quando a tale vortice si è spinti dalle uniche sollecitazioni esterne consentite nel reality, cioè il parere delle opinioniste – Sonia Bruganelli e Adriana Volpe – e di Alfonso Signorini, autore e conduttore del programma, le cui macchinazioni autoriali sono perseveranti.

Senza fare i puritani, per un verso è naturale che questa sia la costruzione portante del GF Vip, ma non si può negare che la deriva che assumono certi atteggiamenti va al di là dello schema di gioco, della volontà di creare spettacolo, dell’astuzia nelle strategie. In questo tranello cadono in molti, in primis gli stessi concorrenti, che sono condizionati e soggiogati dall’abilità di chi, dall’esterno della casa, muove i fili e orienta comportamenti. Assumere atteggiamenti che mirano a tenersi fuori da ogni coinvolgimento emotivo è facile per chi ha una personalità, esprime una autorevolezza o è strutturato perché proviene da ambienti diversi da quello dello spettacolo, ma chi di visibilità campa non può che lasciarsi inghiottire suo malgrado da questo vortice.

L’autentico pericolo, però, a nostro avviso, è per i telespettatori che si accostano al programma per pura curiosità o per noia e che non riescono a porre i filtri necessari per comprendere il punto di tracimazione in cui la casa non merita più di essere chiamata così, nella sua accezione di nido protettivo, perché lo spettacolo si trasferisce in un Colosseo televisivo, in cui il televoto ha sostituito il pollice verso.

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