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"Che famiglia di artisti!"... "I Fratelli De Filippo" giovedì su Rai1

Parla l'attrice Susy Del Giudice, che nel film è la madre

La storia di una complicata vicenda familiare si trasforma in arte e riscatto, cambiando le basi del teatro contemporaneo, ne “I fratelli De Filippo”, in onda giovedì su Rai1 (ore 21.25) dopo l’anteprima in sala dal 13 al 15 dicembre scorso. Prodotto da Maria Grazia e Agostino Saccà con Pepito Produzioni e Rai Cinema, distribuito da 01, il film, con la regia di Sergio Rubini (che assieme a Saccà sarà premiato dal Capri, Hollywood - International Film Festival, rispettivamente come regista e produttore dell’anno, proprio per questo film), racconta la storia di abbandono e riscatto dei fratelli De Filippo, Eduardo (Mario Autore), Titina (Anna Ferraioli Ravel) e Peppino (Domenico Pinelli), figli illegittimi di Eduardo Scarpetta (Giancarlo Giannini), il più acclamato drammaturgo e attore del suo tempo.

Pur non avendo riconosciuto i tre figli, l’uomo li ha introdotti sin da bambini nel mondo del teatro, e sarà proprio questo dono ad offrire ai giovani fratelli la possibilità di una rivincita, soprattutto quando, alla morte di Scarpetta, non spetterà loro nessuna parte dell’eredità. Una resilienza, quella dei De Filippo, che passa attraverso la formazione di un trio artistico, sogno accarezzato per anni soprattutto da Eduardo e poi realizzato, superando difficoltà e conflitti, grazie anche al supporto e alla tenacia della madre Luisa. A darle volto è l’attrice napoletana Susy Del Giudice, già nel cast di “Mina Settembre” e “Il commissario Ricciardi”.

«Luisa è la mamma per antonomasia – ci dice – . Era il perno del suo clan e ha fatto in modo che questa “famiglia non famiglia” rimanesse unita fino all’ultimo respiro. Il suo cruccio era sempre stato quello di non aver potuto dare ai figli una famiglia vera, vivendo loro in questa sorta di nucleo allargato ed essendo figli illegittimi dello zio, alias padre, Eduardo Scarpetta. Ma alla fine il cognome della madre è stata una manna dal cielo e ha fatto sì che questi tre ragazzi diventassero i geni della nostra drammaturgia italiana e mondiale».

Una donna forte e fragile allo stesso tempo ma anche moderna per l’epoca. «Pare che leggesse e si informasse tanto. Era moderna perché ancora adesso le famiglie allargate fanno scandalo e lei era stata catturata, soggiogata dalla figura di questo uomo potentissimo, accettando di far parte di una famiglia sui generis. Ambirei ad essere come Luisa, perché era tenera ma anche tenace, una madre severa al punto giusto che diceva la sua senza farsi troppi scrupoli, ma senza mai gridare. Un atteggiamento esemplare, perché con i modi giusti gli insegnamenti arrivano meglio».

Come ti sei preparata al ruolo? Immagino che già sapessi alcune notizie sul personaggio, avendo tu lavorato in teatro sia con Mario Scarpetta che con Luigi De Filippo, il figlio di Peppino…
«Ho lavorato prima con Scarpetta, rappresentante della tradizione, e poi con Luigi De Filippo che si era allontanato da quella tradizione. Conoscevo Luisa dai racconti dei pronipoti e dai libri, e quando ho saputo che avrei potuto darle un volto sono stata strafelice e ho iniziato a documentarmi. Il resto l’ha fatto Sergio Rubini, guidando noi attori perché entrassimo nelle anime di questi personaggi».

Secondo te cosa ha reso i De Filippo quei grandi maestri del teatro del Novecento?
«Sergio Rubini definisce i De Filippo delle rockstar. La rockstar per antonomasia porta una rivoluzione nella musica, come loro l’hanno portato nel teatro. Con i fratelli, Eduardo ha cambiato il teatro di tradizione dell’epoca, mostrandone uno più attuale, più vicino al popolo. Infatti era solito dire “Io cammino per le strade, per i vicoli napoletani e rubo da loro”. Era necessario permettere allo spettatore di riconoscersi nei personaggi, e loro l’hanno permesso facendo un teatro umoristico, non comico come quello scarpettiano. Ancora oggi ci rivediamo nei personaggi di quella drammaturgia: le loro vicende e sofferenze sono quelle di ciascuno; perché “addapassà a nuttata” per tutti».

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