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"Back to school": ma è proprio necessario fingere di essere scolaretti delle elementari?

Cominciamo col dire che, Zecchino d’Oro a parte, i programmi tv in cui i bambini interloquiscono con gli adulti non ci hanno mai fatto troppa simpatia perché li troviamo fintamente accattivanti e, soprattutto, poco naturali. Non fa eccezione quindi “Back to school”, su Italia 1 il martedì, condotto da Nicola Savino, che vede coinvolti “maestrini”, maestri e “ripetenti” alle prese con l’esame di V elementare, che però, a quanto ci risulta, non esiste più da un pezzo.

La simpatia di Nicola Savino e il montaggio dinamico delle puntate non bastano a nostro avviso a sostenere una trasmissione che, rifacendosi al plot di Immaturi, mette insieme e rivisita pezzi di format come Il Collegio o la Pupa e il Secchione e altre simili amenità giovaniliste. Tutto questo amore per la scuola ci pare oltremodo finto e strumentale, ancor di più in questo periodo in cui la Dad è diventata una modalità stabile e si comprende come la scuola non sia solo un luogo per apprendere, ma un importante contesto in cui le personalità si sviluppano.
Sostanzialmente i ripetenti – ovvero vip professionisti dell’ospitata – vengono istruiti dai maestrini, ragazzini dai 7 agli 11 anni e infine interrogati su varie materie scolastiche, come storia, inglese, arte, musica ecc., da veri maestri delle elementari che devono promuoverli o bocciarli. I ripetenti sono pescati da tutte le categorie, spettacolo, sport, attori, influencer, cantanti, e sono quelli che ci fanno più compassione, perché, pur di ottenere una comparsata in un programmuzzo, acconsentono non tanto a passare per ignoranti di ritorno, quanto a sottoporsi al training con saccenti ragazzini delle elementari.

Poi, certo, si può anche pensare alla dispersione scolastica, a quelli che per fare il calciatore hanno rinunciato alla scuola, a persone costrette a lavorare da bambini, insomma a tutto un repertorio da Oliver Twist, ma si capisce che nel caso della trasmissione di Italia 1 così non è.

Ora, certamente non ci aspettavamo una trasmissione di alto spessore, ma la pappagallesca ripetizione di quattro nozioni imparaticce, pur con divertenti strafalcioni, non riesce a superare il livello della noia e, per questo, ci spieghiamo anche il motivo per cui la messa in onda di Back to school sia stata più volte rinviata. Del resto, non viene neanche spiegato il principio base dell’apprendimento, ovvero la differenza fra farsi una cultura e coltivare l’istruzione.

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