Una narrazione intensa con il focus sulla pandemia; ma anche un messaggio di rinascita e speranza sul tanto agognato ritorno alla normalità, con tutti i problemi connessi al diffuso stress post traumatico, nella seconda stagione di “Doc - Nelle tue mani”, medical drama di successo, i cui nuovi episodi vanno in onda il giovedì su Rai1 (ore 21.25).
La serie targata Lux Vide-Rai Fiction è liberamente ispirata ai libri “Meno dodici” e “Pronto Soccorso” di Pierdante Piccioni (editi da Mondadori), il vero protagonista della storia. Nella fiction è Andrea Fanti (Luca Argentero), medico capace di forte empatia, che con la sua equipe cercherà di affrontare la complessa routine ospedaliera, tra nuovi pazienti da curare, un segreto inconfessabile su un fatto grave avvenuto in reparto nel picco della diffusione del virus e la lotta personale per tornare primario.
L’emergenza Covid richiederà altre figure di supporto al Policlinico Ambrosiano, tra cui Lucia Ferrari, giovane terapeuta e fidata collaboratrice del Dott. Sandri (Giovanni Scifoni), cui dà volto l’attrice mazarese Giusy Buscemi.
«Lucia è specializzata in disturbi post traumatici – ci svela - e aiuterà alcuni dottori a superare lo stress da Covid. Per cui fa il suo ingresso in ospedale come supporto per i medici che, nonostante la forza dimostrata, sono ugualmente soggetti a traumi e fragilità, avendo un loro specifico vissuto con altri nodi da sciogliere, che riemerge in occasione del superlavoro».
È una new entry molto coerente col nuovo corso della serie, che lavora per un futuro ritorno alla normalità.
«Come obiettivo finale certamente, ma soprattutto fa vedere l’impatto che il Covid ha avuto sui medici come esseri umani. Sono conseguenze ben narrate nella serie, che credo emergeranno con tutto il loro impatto tra qualche tempo, quando avremo la possibilità di guardarci indietro dopo la fine dell’emergenza».
Lucia aiuta gli altri, in particolare il giovane medico Gabriel (Alberto Malanchino), ma anche lei ha una ferita emotiva profonda che la rende lontana dallo stereotipo della strizzacervelli senza macchia o “problema”.
«Questa è la bellezza del personaggio e di tutti i personaggi di “Doc”, come abbiamo visto nella prima stagione. Anche i medici hanno bisogno a loro volta di essere curati e questo crea l’empatia col paziente ben evidenziata nella serie. Pure Lucia ha una ferita da risolvere e, nonostante tutte le sue resistenze, a un certo punto sarà aiutata proprio da Gabriel, che lei ha sostenuto fino a quel momento. Quindi anche lei riuscirà ad affrontare alcune circostanze lasciate in sospeso della sua vita».
Che idea personale ti sei fatta su questa figura professionale in rapporto al periodo che stiamo vivendo?
«Leggevo in questi giorni che stanno riaprendo ospedali psichiatrici per bambini, cosa che non accadeva dai tempi dell’ultima guerra, proprio perché c’è un mondo che grida aiuto, esseri umani con un grande bisogno di essere supportate e ascoltate. Siamo diventati talmente egocentrici che spesso cerchiamo di guadagnarci momenti di ascolto con persone in grado di darci una parola di conforto. Invece è al professionista che bisogna rivolgersi. E anche questo aspetto ha reso Lucia un personaggio interessante da interpretare».
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