Legalità o raggiro? Razionalità o istinto? A quale pulsione obbedire quando sono in gioco gli affetti più cari? Tra i due poli, un diverso concetto di “lealtà” che sembra scardinare i principi dell’etica, ma trova nella forza dei legami familiari la sua ragione d’essere. “Vostro Onore”(produzione Rai Fiction-Indiana Production), con la regia di Alessandro Casale – in onda da lunedì su Rai1, per quattro prime serate – è un legal drama a tutti gli effetti, ma anche un’incisiva messa in scena di sentimenti e vincoli di sangue.
Il format, tratto dall’israeliano “Kvodo” (in America “Your Honor”, protagonista Bryan Cranston), ha un’impronta tutta italiana: «Ogni volta che si fa un adattamento, si rischia – ha detto in videoconferenza la direttrice di Rai Fiction Maria Pia Ammirati – . Noi abbiamo lavorato sulla nostra capacità di inventare, avendo come riferimento la grande tradizione del racconto».
La storia è quella di Vittorio Pagani (Stefano Accorsi), giudice milanese dalla riconosciuta integrità, che si troverà a tradire i propri principi quando il figlio Matteo (Matteo Oscar Giuggioli) investirà, senza soccorrerlo, un giovane esponente della famiglia Silva, organizzazione criminale latino-americana che lui stesso aveva smantellato da pm. «È un progetto molto coinvolgente perché porta il pubblico a chiedersi “cosa farei io in una situazione del genere?” – ha dichiarato Accorsi – . Anch’io mi sono fatto questa domanda e credo che l’istinto primordiale di un genitore sia quello di salvare la vita del figlio. Il protagonista, che ha costruito la vita personale e professionale sui valori dell’etica e della giustizia, noto per la sua affidabilità e integrità, si trova a spazzare via tutto per salvare il figlio dalla vendetta dei malavitosi. È un istinto atavico, un contrasto archetipico, da tragedia greca, la protezione di un padre. Abbiamo cercato di rendere questo tipo di narrazione comprensibile proprio perché attiene all’archetipo».
La domanda principale, fil rouge della serie, viene costantemente reiterata, e la situazione crime diventa una valanga dagli interessanti risvolti. Uguale domanda, da padre, si è fatto anche il regista Alessandro Casale, lavorando su un adattamento fedele all’originale israeliano, ma calato in un contesto tutto italiano. «L’ambientazione è una Milano con una violenza serpeggiante, sottotraccia – ha sottolineato – . È una minaccia che rimane senza eccessive manifestazioni o spargimenti di sangue, perché il fulcro della realizzazione è stato il lavoro psicologico sui personaggi e soprattutto sul protagonista e il figlio, che si trovano ad affrontare assieme una faccenda complicata».
L’indagine sull’incidente è affidata all’ispettore Sara Vichi (Barbara Ronchi), amica di Vittorio, e al nuovo dirigente del commissariato Paolo Danti, interpretato dall’attore catanzarese Francesco Colella. «Danti – dice Colella – conduce le indagini con un metodo quasi socratico, maieutico, coltivando il dubbio e non trascurando alcuna pista. Si confronta con i propri interlocutori, anche con i sospettati, e cerca di leggere dietro le intenzioni apparenti. Ho amato il suo non essere personaggio d’azione, ma uomo dietro la scrivania che riflette, ascolta chi ha di fronte, soprattutto i suoi collaboratori, facendo anche un passo indietro per accendere l’intuitività di Sara. A volte si mostra ingenuo per lasciare spazio a chi sta ipotizzando una nuova pista, o solo per far sentire l’interlocutore più a proprio agio. Ha in comune con Vittorio il disorientamento di fronte al mistero di un figlio. Lui cerca di capire il mondo della figlia Camilla (Isabella Mottinelli); non è detto che ci riesca, ma il suo desiderio di comprenderlo gli fa onore». Nel cast anche Camilla Semino Favro, Remo Girone, Francesca Cavallin e Betti Pedrazzi.
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