Domenica 28 Aprile 2024

Vostro Onore, il dilemma morale qui è tutto e soltanto nostro...

Barbara Ronchi e Stefano Accorsi

L’argomento è spiazzante, certamente diverso dal filone generalista di RaiUno, e anche la prevalenza dei rapporti familiari che stempera il thriller non sappiamo quanto possa essere condivisibile. Stiamo parlando di “Vostro Onore”, da lunedì su RaiUno, incentrato sul dilemma morale di un giudice in carriera, vedovo, il cui figlio investe un motociclista. Il giudice, che in un primo momento spinge il figlio a denunciarsi, quando apprende che la vittima appartiene ad una gang che lui ha sgominato e fatto condannare, fa di tutto per evitare che il ragazzo venga scoperto, nella certezza che la criminalità vorrà vendicarsi uccidendolo. Da questo avvio prendono le mosse tutta una serie di situazioni nelle quali sostanzialmente il magistrato con la sua conoscenza della legge, ma anche di quegli espedienti delinquenziali appresi nel corso della sua esperienza, cerca di eludere in tutti i modi e con la complicità di persone a lui fidate il corso della giustizia. Non vi nascondiamo che abbiamo trovato le prime puntate irritanti e disturbanti, perché tutto questo travaglio etico del giudice nella sceneggiatura non lo abbiamo notato, visto che in un paio di inquadrature il giudice passa rapidamente dal rispettare la legge all’infrangerla con freddezza e, soprattutto, perché questo supposto dilemma morale pone dei distinguo sui quali dissentiamo. A parità di situazione, infatti, lo stesso dramma potrebbe coinvolgere chiunque, a prescindere dalla professione, e quindi senza gli opportuni strumenti di conoscenza, per non parlare di quelle madri coraggio che denunciano figli e spacciatori, pur consapevoli del dramma da affrontare. Ma qui ciò che spiazza, è la mancanza di scrupoli del protagonista sia nel coinvolgere la sua cerchia di amici sia nel far ricadere la colpa su altri, fatto questo che va al di là della comprensibile protezione paterna. Il dato disturbante, fra l’altro, è che tutta la fiction sembra orientata, in maniera sommessa ma avvertibile, a far tifare il pubblico per la buona riuscita del piano del giudice. Ora, vero è che le fiction tv, proprio perché finzioni, ci hanno abituato a stare anche dalla parte “sbagliata”, ma qui entrano in gioco due concetti diversi. Il primo è quello, palese e marcatamente italiano, della protezione della famiglia, messa in luce dalla rete di rapporti, legami, obblighi di riconoscenza che sono usati e si lasciano usare dal protagonista. Il secondo, ben più inquietante, è quanto la predisposizione alla menzogna del giudice sia dettata dall’arroganza e non dalla giustificazione personale. E qui il dilemma morale ci investe come persone.

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