Parla Tracy, la vincitrice di Masterchef: "Ho cucinato per tutte le donne in cerca di riscatto"
«Ho cucinato per la mia famiglia e per tutte le donne in cerca di riscatto. Voglio dir loro che tutto è possibile, basta trovare la forza per far avverare i propri sogni», firmato Tracy Eboigbodin, la 29enne regina di Masterchef Italia. È lei la trionfatrice dell’undicesima edizione del cooking show prodotto da Endemol Shine Italy per Sky che in occasione della finalissima – in onda su Sky Uno e in streaming su Now – ha totalizzato una media serata di 856mila spettatori medi e del 3,7% di share, con 1.267.668 contatti. Con questi dati, l’ultima stagione di MasterChef Italia si chiude con una media che sfiora gli 800.000 spettatori medi (795.896), e il dato viene più che raddoppiato nell’arco settimanale arrivando a 1.851.499 spettatori medi. E con questa vittoria, Tracy si aggiudica 100mila euro in gettoni d’oro, la pubblicazione del primo libro di ricette dal titolo “Soul Kitchen - Le mie ricette per nutrire l’anima” (Baldini&Castoldi, in uscita il 15) e l’accesso ad un prestigioso corso di alta formazione ad Alma, La Scuola Internazionale di Cucina Italiana. Tracy Eboigbodin è nata in Nigeria nel 1992 - «sono cresciuta tra piante di platano e peperoncino fino al 2006 – afferma in diretta su Zoom – e già a 7 anni percorrevo più di 10 km con quasi 10 kg di peso in testa, per riempire la dispensa di casa. Quando mi sono trasferita in Italia con mia madre e il mio fratello più piccolo sono stata subito accolta con calore, trovando a Verona una nuova famiglia e l’amore». Si è appassionata al mestiere spiandolo da dietro le quinte di pizzerie, ristoranti e hotel, dove ha lavorato, fino alle selezioni del cooking show, dando il via alla sua personale avventura davanti ai tre giudici e chef, Antonino Cannavacciuolo, Giorgio Locatelli e Bruno Barbieri, prevalendo sugli altri due finalisti Carmine Gorrasi e Christian Passeri. «La cucina per me – prosegue – è l’esaltazione della gioia e, al contempo, la riscoperta delle radici. Oggi mangiare è diventato un piacere, significa assaggiare un piatto e cercare di assaporarne ogni ingrediente che riesco a distinguere, cucinare vuol dire provare e quindi imparare qualcosa di nuovo a ogni portata. Cucinare, per me, è una carezza per l’anima». La vittoria è arrivata con un menù dal titolo L’abbraccio, «perché con questo percorso a MasterChef ho imparato proprio ad aprirmi a ciò che è sconosciuto, ad accettare senza pregiudizi né paure ciò che mi circonda». L’antipasto era “La gondola e il Niger”, per «omaggiare sia la regione che mi ha accolta, il Veneto, che il mio paese d’origine» mentre il primo era “Ravioli di capra” «espressione dell’idea di melting pot, di commistione di culture e gastronomie all’interno di un unico elemento», seguito da “Pluma iberica di maiale” perché «questa carne è uno degli ingredienti che meglio di tanti altri riesce ad unificare le cucine di tutto il mondo, tutti i popoli hanno imparato a non buttare via niente. Io sono cresciuta letteralmente “tra i maiali” che gironzolavano per casa cercando cibo, tra cui il platano che con gli altri bambini raccoglievamo per venderlo al mercato»; infine, “Mousse ai tre cioccolati”, un piatto «che accetta le diversità come ricchezza e non come limite: due ingredienti principali, il cioccolato e il mango, che attraverso colori, consistenze e sapori differenti riescono a raccontare le mie due anime, quella africana e quella italiana».