L’unico colore della serata per la consegna dei David di Donatello era quello cioccolatoso fino all’inverosimile dell’incarnato di Carlo Conti (premio David di Donatello per l’abbronzatura) che contrastava in maniera imbarazzante col pallore di Drusilla Foer (David per la migliore interpretazione della crema solare protezione 70).
A parte questo contrasto in bianco e nero, la serata era non solo scolorita, ma anche scipita, e quello che avrebbe dovuto essere l’Oscar italiano somigliava a una sagra del cinema parrocchiale. Perché va bene che, causa pandemia, gli unici film(s) che abbiamo visto erano per lo più sulle piattaforme tv, e conseguentemente i premiati erano sempre gli stessi 4 a giro, ma è proprio una questione di mentalità, la nostra, non saper (o voler) fare d’una premiazione un momento di glamour, di una manifestazione una festa.
Chi pensava di vedere una sfilata da redcarpet con abbigliamenti consoni alla serata s’è dovuto accontentare di Manuel Agnelli fuori dal coro degli smoking, che batteva ai punti quattro signoruzze di nero vestite, alcune delle quali non avevano fatto in tempo ad andare dal parrucchiere, altre che sconoscevano il felice utilizzo del correttore per le occhiaie e pure del fard. Sostiene una mia amica che sia un problema di artisti radical chic che snobbano la mondanità, ma è evidente che se gli stessi addetti ai lavori non ci fanno caso, non possono poi pretendere attenzione dagli spettatori...
Tutti i premiati poi hanno ringraziato i parenti fino al quinto grado. Ora, non che pretendessimo citazioni dantesche o discorsi politicamente impegnati come fu per Benigni e Vanessa Redgrave agli Oscar, ma in alcuni casi ci mancava che arrivasse la logopedista per aiutarli a salutare anche il gatto a casa, la vicina di pianerottolo e la maestra delle elementari che li aveva valorizzati nella recita di Natale nella quale impersonavano il pastorello “meravigliato della grotta”.
Quanto ai momenti di spettacolo, quello meglio riuscito era dedicato ai cari estinti, alla faccia dell’allegria, mentre Drusilla Foer nella sua performance musicale ha sbagliato parole, intonazione e musica perdendo in una botta sola tutto il montepremi di credibilità accumulato durante Sanremo. Se, poi pensiamo che guest star della serata è stato Umberto Tozzi con le sue canzoni che sono state utilizzate in varie colonne sonore, capirete che Rota e Morricone, nell’alto dei cieli, han cambiato canale...
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