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Se l’Almanacco del giorno dopo di Drusilla è in realtà quello di vent’anni prima...

E’ iniziato il periodo di magra della Rai, nel senso che tutti i programmi più gettonati sono andati in ferie, e, però, è possibile testare nuove trasmissioni e, soprattutto, nuovi personaggi. Purtroppo la Rai non sempre sfrutta pienamente questa possibilità, quindi ci ritroviamo con programmi vecchi e conduttori seminuovi.

È questo il caso di Raidue che lunedì ha riesumato «L’almanacco del giorno dopo» affidandone la conduzione a Drusilla Foer, lanciatissima dopo lo scorso Festival di Sanremo.
La prima impressione che vi riportiamo non è particolarmente entusiasmante, ma siamo convinti che «L’almanacco» di Drusilla abbia delle potenzialità, quindi ci ripromettiamo un’ulteriore valutazione quando il programma sarà entrato a regime e rodato nei suoi punti critici.

In pratica, infatti, ciò che abbiamo visto lunedì è un programmuzzo di circa 40 minuti che precede il TG 2 e si colloca nel settore vintage rivisitato, laddove il vintage è solo un termine elegante per dire che si tratta di un format vecchio, privo di qualsiasi idea che non sia Drusilla, alla cui ironia è totalmente affidata la rivisitazione che, però, non basta da sola a tenere in piedi la baracca.

In pratica dopo le bagattelle che non interessano a nessuno, tipo il sole sorge quando la luna tramonta, Drusilla cerca di vincere l’imbarazzo di dover annunciare video con pillole di informazioni, tipo l’erba del giorno o il consiglio dell’osteopata (sulla cui inutilità, prossimamente, verrà tenuto un seminario di studi), interloquendo in maniera compulsiva con il personale di studio chiamato a supportarla. Drusilla è bravissima a mescolare l’inevitabile copione del programma con altri temi sia impegnati che più lievi, rende interessante l’omaggio a Prince e non stucchevole il ricordo di Raffaella Carrà, ancorché costretta a dialogare con Topo Gigio.

Nonostante la ristrettezza dei tempi e degli argomenti si ha la perfetta dimensione delle potenzialità del personaggio Drusilla, della sua elegante capacità di improvvisare e di saper guardare al di là della trasmissione in sé, di cambiare registro e tono mantenendo assoluta padronanza della situazione. In una seconda serata, dedicata ad un pubblico di nicchia o, comunque, culturalmente più raffinato, probabilmente Drusilla avrebbe dato il meglio di sé, con l’Almanacco del giorno dopo non possiamo che sperare che riesca a togliere i cumuli di polvere valorizzando il significato quantomeno metaforico del programma.

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