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«L’Ora - Inchiostro contro piombo», un lodevole tentativo

L'attore Claudio Santamaria

È un omaggio a quel giornalismo d’inchiesta che prima si consumava sulle rotative e, oggi, in qualche sparuto programma televisivo, quello che Canale 5 ha reso a “L'Ora - Inchiostro contro piombo”. Ma è anche il ricordo del giornale palermitano che cercò di levare alta la voce in un territorio in cui la mafia imponeva il silenzio. La serie, tratta dal libro di Giuseppe Sottile, racconta la battaglia politica e sociale portata avanti dal giornale del pomeriggio grazie al direttore Antonio Nicastro, la cui figura si ispira a quella di Vittorio Nisticò, che diresse l’Ora per vent’anni e che è interpretato da Claudio Santamaria. I personaggi che resero gloriosa la stagione dell’Ora ci sono tutti, dal referente politico ai colleghi giovani poco abituati a misurarsi con la volontà di portare avanti battaglie sociali ma anche politiche che si scontravano con la mentalità dominante tesa fra omertà e paura. La linfa nuova portata da Nicastro riesce a poco a poco a diventare vitale e preziosa per lo spirito e l’entusiasmo del gruppo editoriale che appoggia il direttore non senza perplessità, soprattutto dopo che il giornale è oggetto d’un attentato. L’Ora – inchiostro contro piombo, in certo senso fa il paio con la fiction su Letizia Battaglia che abbiamo visto qualche settimana addietro e contribuisce a dare un affresco quasi completo di una stagione siciliana che fa del coraggio culturale un baluardo contro l’attitudine mafiosa.
C’è da dire che stranisce un po’ l’operazione “alta” di Canale 5, che ci ha abituato a produzioni nazionalpopolari con cast seriali che vedono sempre i soliti protagonisti girare fra ruoli più o meno grossolani, e che con questa fiction orientata ha cercato di acchiappare – senza però riuscirci – un pubblico se non più impegnato quantomeno interessato ai fatti. Gli ascolti infatti sono stati notevolmente al di sotto delle aspettative, a riprova per un verso che il pubblico di Canale 5 non ha colto il cambio di rotta e, per altro verso, che la programmazione estiva non è stata una grande trovata. A ciò si aggiunge che la regia ha cercato di calarsi nell’ambiente plumbeo con una fotografia ancor più scura e livida, quasi a cercare di rappresentare gli stati d’animo attraverso le immagini. Né aiuta più di tanto il ritratto di Nicastro, che Santamaria rappresenta in maniera quasi monocorde, modulandolo sulle sfumature della rabbia come se il personaggio fosse dominato esclusivamente dalla fame di notizie e dalla personale ambizione di cambiare le cose. Nonostante questi limiti e la scarsa audience, dobbiamo comunque ringraziare Canale 5 per il tentativo di elevare il suo standard di fiction e per aver presentato un prodotto nuovo e tutto sommato interessante laddove le repliche estive impazzano.

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