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Ma gli «Anelli del potere» sono un falso d’autore o un falso e basta?

Se non si sapesse che è un falso d’autore, ci vorrebbe un’expertise per l’autenticazione de “Gli anelli del potere” i cui primi due episodi sono andati in onda venerdì su Amazon Prime. Il prequel de “Il Signore degli anelli” è infatti confezionato ad arte, con una mastodontica operazione economica che si basa sullo studio dell’opera di John Ronald Reuel Tolkien, del quale Jeff Bezos ha acquistato i diritti per dare libero sfogo alla creatività dei suoi sceneggiatori.

Dalla mitologia tolkeniana, infatti, sono stati estrapolati quegli elementi utili per immaginare la Terra di mezzo ai suoi albori e dare una apparente continuità “storica” alle vicende narrate dallo scrittore inglese che creò tutto un immaginario cosmico comprensivo di lingua e riferimenti geografici.

Dalla struttura cinematografica della trilogia di Peter Jackson vengono invece ripresi i contesti scenografici, rielaborati con una più attuale visione degli effetti speciali. Ciò non toglie che è facile immaginare le diatribe che si scateneranno fra i Tolkeniani puristi e i semplici estimatori del genere fantasy e degli Hobbit, perché, al di là della ispirazione iniziale sulla quale si basa l’operazione di Amazon, sono evidenti gli inserimenti “politicamente corretti” che non trovano alcun aggancio con l’opera originale.

L’eroina di riferimento questa volta, infatti, è l’elfa Galadriel, prototipo della donna indomita e portatrice sana di valori che la avvicinano più ad una figura femminile delle tragedie greche che alla dama della luce del testo originale, ed è una ragazza ribelle e coraggiosa anche Nori, giovane pelopiede (antenata degli hobbit che conosciamo con Tolkien), che non ha paura del gigante piovuto dal cielo.

Quanto alla presenza di personaggi multirazziali, certamente l’inserimento è doveroso in una produzione attuale e mondiale, resterà poi da dimostrare perché nell’opera originale – che è temporalmente posteriore – non figurano, ma è evidente che di fronte a Hobbit, elfi, giganti e orchi, creati da Tolkien non si può sottilizzare. Quanto alla resa scenica, per costumi e scenografia anche questa è degna di un prodotto più cinematografico che televisivo, certo la ristrettezza dello schermo rende poco per i combattimenti che, certe volte sembrano ispirati a videogiochi (nemmeno troppo evoluti).

Si intuisce dai primi episodi che la storia narrata sarà possente e varia soprattutto grazie ai nuovi personaggi introdotti; resta, però, fermo il nodo della Saga, l’annientamento di Sauron, sulle cui tracce si muove Galadriel, certa, a dispetto di tutti che «Il male non dorme, aspetta».

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