BellaMa’ un esempio da evitare una trasmissione da cassare. Fra le tante imposte e tasse che gli italiani sono costretti a pagare, ne esiste una occulta, che si paga alla Rai vedendo BellaMa’ ogni pomeriggio su Raidue. Stroncato da più critiche, l’ultima di Aldo Grasso, il programma sta diventando un caso per la Rai, anche perché gli ascolti, veramente bassi e calanti, non giustificano quelli che sembrano essere gli alti compensi corrisposti dalla Rai al conduttore, Pierluigi Diaco. Ecco, appunto, BellaMa’ ha due problemi, uno è Pierluigi Diaco, che annualmente compare in tv sotto molteplici forme – conduttore, fine dicitore, opinionista, schitarratore, amico di tutti – e il cui difetto principale, già individuato dal critico del Corriere , è di essere portatore sano di una sorta di inconsistenza mascherata da tuttologia.
La trasmissione in sé completa l’operazione di vuoto cosmico. Intanto la durata di due ore, inconcepibile per un format pomeridiano e ancora più incomprensibile in considerazione dell’assenza di temi autenticamente interessanti ed esposti in maniera trasversale e sincera, che si compendiano nell’insostenibile pesantezza del non essere. L’idea portante sarebbe quella di mettere a confronto la generazione boomer e la generazione Z, che semplificando, è il contrasto fra anziani e giovani, ma tutto ciò viene reso in maniera disordinata, disorganizzata, priva di senso e che, ovviamente fra smarrire lo scopo reale. Se, infatti, il confronto deve essere fatto “bullizzando” gli anziani che non comprendono il significato di alcuni termini mutuati dal linguaggio social, non ci sembra una partita pari né tantomeno di buon gusto. Né va meglio se le categorie si affrontano attraverso i quiz, perché è l’esperienza che paga, sia in termini di età sia in relazione alle prove che si propongono. Certe volte BellaMa’ sembra un talent, altre volte un talk show, ma poi arriva l’ospite di puntata e, anche qui, Diaco si sdilinquisce in complimenti, amplificazioni di stima, testimonianze di duratura amicizia e pregressa conoscenza, rivendicando la sua purezza nell’insistere sul fatto che le domande con la sua guest star non sono concordate. Infine il concentrato di stereotipi, come l’orchestrina di ragazzi, la signora che lavora all’uncinetto, la comare sepolta dalle riviste di gossip, la fricchettona giovanile, il nerd serioso, insomma, tutti ammennicoli e superfluità che, per Diaco, dovrebbero testimoniare il suo “essere avanti” e sfiziosamente ironico, ma che, in realtà, dimostrano quanto sia ancorato a moduli artefatti e ripetitivi. Morale della trasmissione, non è né per senior né per junior, non ha una costante e, peggio ancora non riesce a esprimere l’idea che si prefigge, non è scritta linearmente ma affastella confusamente molte idee che non valgono a costruire una narrazione valida della tematica di riferimento.
A BellaMa’ sembrano ignorare le critiche e stentano a resettarsi assumendo diverse modalità, così il problema non sta diventando né della trasmissione né di Diaco, ma di Raidue e della sua linea editoriale.
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