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Quale segreto nascondono i Sopravvissuti? Chi vivrà, vedrà...

Lasciate da parte “Lost”, lasciate da parte anche “Homeless” e concentratevi su “Sopravvissuti” la fiction di Raiuno che sta ottenendo un seguito altalenante da parte del pubblico, incuriosito dalle varie sfumature di questo drama- mistery – thriller che in chiaroscuro cerca di strizzare l’occhio a un genere americano di successo. La concentrazione è necessaria, perché, sulla barca a vela Arianna, modello di tecnologia in viaggio fra Genova e le Canarie, partono in 12 e a causa di una tempesta, dopo un anno, sul relitto vengono ritrovati solo in sei ma, visto come sono ridotti, se ci si distrae non è facile riconoscerli. I “sopravvissuti”, una volta ritornati nelle loro famiglie, manifestano segni di scompenso, a seconda dei casi sono depressi, irascibili, chiusi in se stessi, scontrosi e poco inclini a comunicare con i congiunti che hanno tanto sperato di trovarli in vita e che, comunque, hanno cercato di tirare avanti fra varie difficoltà. In realtà sono portatori sani di un segreto – inconfessabile – di fronte al quale fanno muro compatto, fornendo una versione univoca e asettica degli accadimenti dell’anno di blackout trascorso in mezzo all’oceano, con viveri che scarseggiano, squali e qualche mistero misterioso assai. Nonostante questi elementi che creano certamente aspettative intriganti, però, a nostro avviso, la fiction si smarrisce nella realizzazione dilatata e che, giusto perché siamo in tema, fa acqua da tutte le parti. Innanzitutto i flashback non consentono una facile identificazione dei personaggi e, soprattutto sono slegati dal contesto. Poi ci sono le singole storie dei protagonisti e dei parenti che sono rimasti a casa e che non trovano un punto di incontro perché i naufraghi sono chiusi nel loro silenzio e i parenti, cercano spiegazioni, quindi, da ambo le parti si scatenano conflitti e incomprensioni. Se a ciò aggiungete una serie di episodi che sembrano tratti dal catalogo delle scene preconfezionate, tipo incontri loschi da Clan dei Marsigliesi, triangoli familiari con figlie a carico, psicologia da manuale scolastico, si comprende che il telespettatore, è contemporaneamente attratto dal mistero e respinto dallo svolgimento della trama che gira intorno a se stessa. L’unica speranza è affidarsi alla caparbietà di una delle protagoniste, Anita, poliziotta, che ha perso il figlio Gabriele, non riesce ad avere un dialogo con la nuora superstite e si mette a indagare, intravedendo nelle dichiarazioni dei naufraghi il tentativo di nascondere qualcosa che potrebbe portare alla soluzione del mistero. E fu così che il tanto decantato drama- mistery - thriller si trasformò in un semplice poliziesco per la comprensione e la serenità di tutti i telespettatori inquieti.

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