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L’avvocato Malinconico? Non si dice «sfigato», si dice «filosofo»

Con quella faccia un po’ così, quell’espressione un po’ così, Massimiliano Gallo è più che adatto a vestire i panni di Vincenzo Malinconico, avvocato di insuccesso, la nuova serie in onda il giovedì su Raiuno. Ma non è bravo solo Gallo a tratteggiare il personaggio, bravissimo, infatti, è stato il regista Alessandro Angelini a rappresentare la complessità della struttura dei romanzi di De Silva dai quali è tratta la serie tv, scardinando gli stereotipi delle fiction tradizionali.

Il fatto che alla sceneggiatura abbia partecipato anche l’autore, certamente avrà facilitato il compito della regia, ciò non toglie che Vincenzo Malinconico, avvocato di insuccesso, ha tutti i pregi per poter essere una fiction innovativa e di ottimo livello, ma soprattutto realisticamente accettabile. Lo si capisce alla prima inquadratura, quando il nostro protagonista blocca la scena di un processo per spiegare che la realtà dei tribunali italiani è molto diversa da quella portata in tv dalle serie americane e che qui le cause si dibattono fra rinvii secolari e operatori della giustizia disincantati se non svogliati.

A prima vista, il nostro potrebbe essere il prototipo dello sfigato: la sua professione non decolla, è succube di una ex moglie che ha sposato un architetto ma pretende di frequentare ancora il letto dell’ex marito, sbaglia (ma qui è l’unica forzatura del film), l’approccio con la collega più carina di tutto il foro, ha in Carlo Massarini, Mister fantasy, il suo amico immaginario, come totem identificativo di una generazione. E, a prima vista, caricaturali potrebbero sembrare anche le figure della camorra con le quali il protagonista si trova casualmente a dover lavorare, laddove l’operazione è quella di smontare attraverso la satira il potenziale di criminalità.

In realtà, l’avv. Malinconico è l’antieroe per eccellenza che esprime tutta la sua carica di genialità attraverso l’ironia, l’accettazione dell’ineluttabile, una filosofia di vita che poggia su ottime basi culturali. Così la trama non è solo narrazione di eventi, ma intermezzo di pensieri, divagazioni fra i sentimenti, descrizione di personaggi e personalità, modalità di approccio all’esistenza che rivela il carattere del protagonista sotto una luce che ne facilita la comprensione.

Vincenzo Malinconico ha il pregio di essere una figura tridimensionale e non appiattita nel racconto didascalico, talmente vera da non essere suscettibile di critiche neanche nel suo approccio con la sospettata omosessualità del figlio. Soprattutto, Vincenzo Malinconico ha ben saldi alcuni principi etici dai quali non deflette ma che persegue mettendo in pratica nei comportamenti la leggerezza filosofica con la quale affronta l’esistenza senza subirla.

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