Alla tv spesso spetta il compito di narrare alle generazioni più giovani vicende, uomini, momenti della vita sociale e politica ancora non entrati nelle pagine dei libri, ma che hanno una loro valenza per conoscere la storia italiana e comprendere il cammino della democrazia. “Il nostro generale”, miniserie in onda su Raiuno, protagonista Sergio Castellitto nei panni del generale Dalla Chiesa, si colloca in questo filone istituzionale – didattico della Rai, con il pregio di non essere un’opera agiografica e che si avvale dei contributi filmati solo per delineare il contesto ambientale.
Una scelta, quella dei registi Lucio Pellegrini e Andrea Jublin, apprezzabile proprio perché nella ricostruzione dell’attività del generale Dalla Chiesa non si affida alla “convalidazione” della documentaristica esistente, ma coglie l’opportunità per una narrazione anche intimista del protagonista nell’ambito della sua vita familiare e nel rapporto con i figli, in un’esistenza blindata per motivi di sicurezza. Gli anni che fanno da sfondo al racconto sono quelli del terrorismo, dei sequestri, delle rivendicazioni, che il generale Dalla Chiesa combatté con la creazione di un nucleo speciale via via addestrato per operazioni sempre più rischiose e complesse. Anche qui, la trama non nasconde gli errori di valutazione, laddove il gruppo affiatato e preparato, i cui risultati nella lotta al terrorismo sono evidenti, viene sostanzialmente smantellato, anche se Dalla Chiesa continua a seguire le attività dei suoi uomini.
Bisogna riconoscere che la fiction ha il pregio – grazie anche all’utilizzazione della voce narrante di uno degli uomini del gruppo – di attenersi ad una descrizione piana e semplice degli eventi, senza enfatizzare successi o recriminare sulle delusioni, riuscendo a dare un quadro composito del periodo storico, delle difficoltà di uno Stato non attrezzato di fronte a un fenomeno eversivo di tale portata, ma sicuramente pronto a reagire e a fronteggiare l’emergenza.
Di Sergio Castellitto non si può che riconoscere la consueta abilità nel porsi al servizio del ruolo affidatogli senza farsi sovrastare dal timore reverenziale nell’interpretazione di una figura di spessore. Proprio queste caratteristiche, unite alla sobrietà e al rispetto coi quali viene tratteggiato il generale Dalla Chiesa, fanno sì quindi che la fiction possa rientrare a pieno titolo in quelle operazioni istituzionali che la Rai ha nel suo mandato e che aiutano a conoscere o a ricordare la storia che abbiamo attraversato.
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