Sì, va bene, lo sappiamo che è un remake di «Call my agent», anzi «Dix pour cent», fortunata serie di Netflix made in France, ma la versione italiana, «Call my Agent- Italia», in onda su Sky Atlantic e Now da ieri, a nostro avviso è più carina e accattivante dell’originale. Le vicende raccontate dalla serie sono quelle di un’agenzia di management e spettacolo gestita da vari soci intorno alla quale gravitano personaggi famosi e non. Su questi presupposti, quindi, la trama è inevitabilmente varia e divertente, perché in parallelo si snodano sia i problemi degli agenti, fra l’altro sorpresi dalla notizia che il “capo” ha deciso di ritirarsi e vendere la propria quota (maggioritaria), sia le vicende degli artisti gestiti. Non mancano gelosie, invidie professionali, tentativi di acchiappare l’artista famoso a scapito della concorrenza, così come vengono rappresentate le caratteristiche degli artisti, fra tic e fissazioni, non senza una vena caricaturale. Insomma, tutto un vario mondo di umanità e leggerezza. E seppure certamente c’è una buona percentuale d’inventiva, la trama presenta una certa credibilità e, soprattutto, riesce a dare uno spaccato del dietro le quinte del mondo dello show business. Non si perde la freschezza delle dinamiche già viste nella serie originale, anzi, le stesse sono calibrate in funzione dei protagonisti della serie e qui, appunto, c’è il meglio di «Call my agent». Al di là, infatti, dei personaggi fissi, cioè i soci dell’agenzia e i loro collaboratori, gli artisti rappresentati si dividono sostanzialmente in due categorie: gli sconosciuti, che cercano di entrare faticosamente nel mondo dello spettacolo – e qui ovviamente c’è spazio per nuovi volti del cinema e della fiction – e i cosiddetti Vip, ovvero i personaggi veramente noti al grande pubblico. Ed è proprio questo cast di famosi, che ruota attorno agli agenti, a rappresentare il vero plus della serie, anche per la capacità di assegnare ad ognuno una partecipazione o uno spaccato che, in qualche maniera, trova effettiva corrispondenza nel personaggio. Il pezzo in cui Paolo Sorrentino annuncia agli agenti la possibilità di realizzare una ipotetica terza serie sul papa (stavolta... «The Lady Pope»!), descrivendo una trama nonsense e proponendo interpreti assolutamente fuori dal contesto senza che nessuno osi contraddirlo, salvo a scoprire poi che il regista si è divertito a fare un pesce d’aprile, la dice lunga anche sul “timore reverenziale” nei confronti del premio Oscar e dell’ironia del regista che interpreta se stesso. Insomma, «Call my agent - Italia» è un rifacimento fatto ad arte per il mercato italiano e contraddice la globalità delle serie.