Domenica 28 Aprile 2024

«Fernanda», la bella storia di una grande donna. Ma RaiUno...

E’ meglio una bella storia raccontata male o una storia modesta esaltata dalla trasposizione televisiva? In questo dilemma ci siamo trovati martedì sera seguendo «Fernanda», su Raiuno, che ha scelto di dedicare fiction monografiche a personaggi non molto noti ma che meritano di essere conosciuti dal grande pubblico e ricordati per il loro spessore, con un particolare riguardo a figure femminili del ‘900 le cui vicende vedremo nei prossimi mesi. E la storia di Fernanda Wittgens aveva buon titolo per essere portata in tv, non solo in quanto prima donna a capo della pinacoteca di Brera nel periodo bellico, ma perché si deve al suo coraggio, alla sua competenza e alle sue intuizioni se sono state messe in sicurezza e salvate dai bombardamenti e dalle razzie molte opere d’arte, ma soprattutto si è distinta per aver utilizzato le sue prerogative per salvare tanti ebrei, consentendo loro di arrivare in Svizzera sugli stessi mezzi che trasportavano i capolavori custoditi nella pinacoteca. Una trama così interessante, però, meritava un trattamento di sceneggiatura migliore e una trasposizione televisiva se non avvincente quanto meno coinvolgente, invece ci siamo dovuti accontentare di una storiella banalmente trascritta. Due i maggiori difetti che imputiamo al racconto: la fretta e la didascalicità. La fretta era evidente nei salti enormi con i quali la narrazione procedeva: in dieci minuti la Wittgens, assunta come operaia avventizia nella Pinacoteca, diventa prima ispettrice e poi direttrice, prendendo il posto di Ettore Modigliani, rimosso dall’incarico perché antifascista. Ora va bene la sintesi, ma non essendo questo l’unico passaggio in velocità, non si aveva il tempo di approfondire la prospettiva dei personaggi. Anche il tono eccessivamente didascalico appiattiva nella semplificazione della trama le varie figure di rilievo e ciò nonostante, per esempio, la bravura e l’intensità trasmessa da Maurizio Marchetti nell’interpretazione di Ettore Modigliani. La stessa Matilde Gioli, protagonista assoluta, non riusciva a brillare in quello che era il tratto principale della personalità della Wittgens, la cui determinazione, finiva con l’essere appannata dalla spiegazione puntuale delle sue azioni coraggiose. Stupisce, quindi, la soluzione troppo semplicistica adottata da Maurizio Zaccaro, navigato regista di fiction, che ha tolto profondità e prospettiva ai sentimenti dei protagonisti. Resta, comunque, l’opportunità di aver conosciuto la figura di Fernanda Wittgens e di aver apprezzato molte opere d’arte riprese dalla fiction a beneficio dei telespettatori.

leggi l'articolo completo