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LoL, la sottile differenza tra riuscire a non ridere e saper far ridere

Alla terza stagione, la quarta considerando l’esperimento natalizio, “LoL”, sulla piattaforma Prime, sta diventando più che un classico un vero banco di prova per molti. Se la prima – come tutte le prime volte – recava quella novità che consentiva al pubblico di osservare la “comicità dei comici” al di fuori dei moduli conosciuti di gag, stand up comedy, sketch, barzellette e quant’altro, già dalla seconda edizione si capiva che i concorrenti si erano attrezzati. Molti, infatti, si erano portati appresso il loro repertorio, mescolandolo con l’improvvisazione e interazione con i colleghi. Il che già faceva temere per un seguito prevedibile, con comici che abbandonando la spontaneità cercavano di ritagliarsi uno spazio ed esibirsi con un copione personale, ingaggiando una competizione che non rientra nello spirito del programma.

Quella che, invece, a nostro avviso è la novità della stagione è l’inserimento nel cast di personaggi che non hanno la patente di comici, non hanno una loro base di sicurezza, ma si misurano con chi di comicità ci vive da anni: accanto a maestri indiscussi come Nino Frassica, vecchie glorie come Paolo Cevoli, la nuova leva napoletana Fabio Balsamo dei Jackal, il nonsense d’autore di Herbert Ballerina e la surreale presenza di Marina Massironi. Infatti in questa edizione ci sembra di notare una distinta identità attoriale dei concorrenti. Si parte da Luca e Paolo, indubbiamente comici, ma che sanno misurarsi anche con il varietà (vedi «Benedetta Primavera»), la satira (vedi «Di Martedì») e la recitazione («Immaturi» per tutti), ma via via si passa a Brenda Lodigiani, che vanta partecipazioni televisive e cinematografiche, a Marta Filippi, anche lei attrice e doppiatrice, fino a Cristiano Caccamo, noto “bello” delle fiction che certamente, non immaginavamo di vedere a LoL.

Ed è osservando queste reclute che si comprende come LoL non si sia ripiegato su se stesso e possa riuscire a spaziare nel campo largo della risata, proprio facendo scendere in campo artisti arruolati alla comicità, anche se non è su questa che hanno costruito la loro carriera. Non ci interessa, infatti, l’esclusione di chi ride, ma la capacità di chi riesce a far ridere, la spontaneità, l’intuizione, l’immediatezza, insomma quel guizzo che porta a trasformare le situazioni, suscitando la risata.

Non vorremmo azzardare pronostici, ma forse LOL raggiungerà la sua massima espressione quando i concorrenti non saranno conosciuti per il loro senso dell’humor ma serissimi attori che fuori dalla loro confort zone si mettono in gioco su un terreno per loro accidentato come quello della comicità.

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