L’alternativa è la Gialappa’s, nel senso che, dopo anni di assenza, il loro ritorno in tv si fa notare e rappresenta una garanzia per una serata in cui il cazzeggio si coniuga con l’ironia. Già qualche settimana addietro, in realtà, quando Marco Santin e Giorgio Gherarducci erano stati ospiti del tavolo di Fabio Fazio, avevamo capito che il loro humor era rimasto intatto e da quando Sky e TV8 hanno affidato loro il Gialappashow abbiamo la certezza che sono in grande forma. Certo, manca il signor Carlo, che al tempo componeva il trio – è noto infatti, che Carlo Taranto si sia ritirato a vita privata – , ma in realtà la vena umoristica che li ha sempre contraddistinti è rimasta la stessa anche grazie a Michele Foresta, ovvero il mago Forest, in ottima forma nel condurre lo show insieme con Paola Di Benedetto che recita la consueta parte della bellona.
Le voci fuori campo di Santin e Gherarducci ripartono dal citofono, ma prendono di mira varie trasmissioni, come con la parodia di Quattro (H) Motel e i commenti su Masterchef attingendo dal materiale delle piattaforme. Poi, ovviamente, c’è la genialata del portavoce del governo con il busto di Pino Insegno, la certezza della bravura di Ubaldo Pantani, le gag di “Sensualità a corte” o la valorizzazione di Brenda Lodigiani, emergente come attrice e confermata come comica. Alcune scelte andranno certamente riviste, le interviste di Berve e l’imitazione della Fagnani, infatti, ci sono sembrate inutili e banali e, soprattutto, di cattivo gusto.
È interessante, invece, il format scelto per confezionare il Gialappashow. Intanto va premiata la durata contenuta e, conseguentemente la velocità della trasmissione, punteggiata dagli interventi musicali dei Neri per caso, che confermano la loro bravura e rappresentano un inserimento intelligente nel corpo del programma. Un andirivieni, quello degli ospiti dei Gialappi, con una regia che riduce all’osso, se non annulla, le canoniche presentazioni, e si sintonizza su una modalità che ricorda i brevi reels dei social, forse un espediente per attirare nuove generazioni.
Bisogna dare atto ai Gialappi di non aver forzato l’effetto nostalgia, ma di aver dato al loro stile una diversa prospettiva utilizzando il loro linguaggio comico con canoni diversi. Per i telespettatori che li seguivano anni addietro è stato, quindi, un ritorno esplosivo e la testimonianza di affetto si è notata nell’impennata dell’audience, ma il Gialappashow è ancora da limare e da centrare per diventare, nuovamente, un vero cult.
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