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Nunzia Di Girolamo e “Avanti popolo”, ma per andare dove?

Vorremmo sapere chi ha avallato l’idea, anzi l’ideona, di far esordire il nuovo programma di Raitre, “Avanti popolo” affidato a Nunzia Di Girolamo, con una intervista al di lei marito Francesco Boccia.

Non ci atteniamo, ovviamente, agli ascolti che hanno certificato l’insuccesso della trasmissione, seguita da poco più di 550mila telespettatori, ma proprio a ciò che abbiamo visto. Una precisazione preliminare, tuttavia, è d’obbligo, perché la Di Girolamo, nella sua precedente esperienza come opinionista in varie trasmissioni, poi in “Ciao Maschio”, su Raiuno in seconda serata come intervistatrice e, infine, come co-conduttrice dell’”Estate in diretta”, obiettivamente non aveva sfigurato, ma anzi, aveva dimostrato una certa attitudine televisiva.

A sua discolpa va riconosciuto che il suo posizionamento su Raitre, nello spazio che già fu della Berlinguer, con la concorrenza della stessa Berlinguer su Retequattro e delle Belve di Francesca Fagnani su Raidue, non è stata delle più felici. Ci appare, infatti, ovvio, che il telespettatore fidelizzato segua la Berlinguer anche su altre reti o si rivolga alla frizzante Fagnani per scoprire personalità nascoste, mentre sulla Di Girolamo, pesano le precedenti posizioni politiche e la sua conduzione in certo senso “generalista”.

Ciò non toglie che “Avanti popolo” non si è capito che cosa vuole rappresentare. Poco avvezza alla stringente immediatezza della cronaca e ancor meno a gestire un collegamento con Tel Aviv, non particolarmente abituata a “domare” l’arena dei leoni che la circonda e nella quale si alzano i toni, la Di Girolamo è apparsa poco centrata, ma è anche lo stesso programma che non espone con chiarezza il suo centro di gravità, navigando fra attualità e confidenzialità.

In effetti l’ambito intimo e personale, è quello – già visto a Ciao Maschio - che alla Di Girolamo riesce meglio, ma ancor meno felice si è rivelata la trovata di intervistare il marito Francesco Boccia, già suo avversario politico quando ambedue sedevano in parlamento. In un mix fra rivendicazioni casalinghe, o comunque dettate da un intenso dibattito coniugale, domande apparentemente stringenti che rivelavano precedenti confronti, attestazioni di unione e stima reciproca, rivelazioni personali sui superamenti della difficoltà di coppia, immaginiamo che i telespettatori si chiedessero perché i due non si risolvessero i problemi a casa propria. In ogni caso, sembravano l’upgrading di Sandra e Raimondo. Solo che non erano i protagonisti di una sit-com, ma le controparti di un programma su Raitre. Ahimè.

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