«Adesso vediamo che giornalisti ci sono e poi decidiamo quali testate mettere sopra o sotto la pila». Oppure, «Ho 63 anni come l'ad Sergio, guardate che differenza allucinante!». È Rai Fiorello, signore e signori. È lui l'uomo bandiera di un'azienda, pubblica, che non può che sventolarlo. Lui che col suo «mattin show», un varietà dell'alba multiforme e multi piattaforma, sta per tornare alla carica di re di Roma. Lui, l'uomo cross generazionale che sa incrociare l'interesse del bimbo come quello dell'adolescente («roba che non accadeva dai tempi del karaoke»), dell'operaio e del laureato («che ansia da congiuntivo!»), che è stato a modo suo capace di cambiare le abitudini degli italiani.
La seconda stagione
Si è capito forte e chiaro durante la conferenza di presentazione della seconda stagione di «Viva Rai2!», che ripartirà il 6 novembre, dalle 7 alle 7.45 (in diretta anche su Radio TuttaItaliana, disponibile su RaiPlay, in replica su Rai Radio2 alle 14 e in terza serata su Rai1, oltre agli estratti formato social). Con la squadra di sempre, il “solito idiota” Fabrizio Biggio, l'ex iena Casciari, il pensionato Ruggero, il tiktoker Gabriele Vagnato, le coreografie di Tommassini, i ballerini (che da 6 quest'anno passano a 10), gli autori vecchi e nuovi.
Umanità e verità
In diretta dal Foro Italico, dopo lo “sfratto” da via Asiago («in realtà ce ne siamo andati, anche se ora quegli inquilini vengono a fare colazione nella nuova location, sarà che gli manchiamo! L'unica cosa che mi ha offeso è stato leggere che lasciavamo sporco: un insulto, una falsità»). Fiorello è così. Sboccia in ogni glass che incontra. Che sia quello abusivo delle prime 10 puntate di «Aspettando Viva Rai2» («e chi lo sapeva!») o il bar River in cui si è appena trasferito il programma («la terra di mezzo è nata lì. Un posto pieno di umanità e verità, in cui puoi incontrare uno che ha appena finito una rapina e chi va al lavoro... Mentre fuori c'è uno scorrimento molto veloce, stamattina c'erano le qualifiche»).
Una rete da rianimare...
Lui disturba la quiete pubblica, della città e del Paese. È intrattenimento seriale, inclusivo, il rianimatore di una rete che in fatto di palinsesto probabilmente dovrà rivedere più di qualcosa. E mamma Rai questo l'ha ben capito, «Mamma Rai non si discute, si ama a prescindere da chi la governa. E se adesso è Tele Meloni, prima è stata TeleDraghi, o TeleConte, o TeleMonti». A proposito, se quella “belva” della Fagnani volesse andare al 9 come Fazio? «Andrei sotto casa a tagliare le gomme a Mentana!».
Il glass all’Ariston
E Sanremo? «Condurlo non è il mio mestiere. Quando me lo chiedono quasi mi offendo. Dopo la quarta canzone già mi sarei stufato. Ma andremo, ci sarà un glass gemello sul posto, che costerà, anzi, rialzerei il canone a 90 euro. Già solo Tommassini è una finanziaria. A stare lì davanti all'Ariston può nascere di tutto. Sarei dovuto andare solo per dire ad Ama: hai finito, andiamo via. Comunque non salirò sul palco se non sabato, potrò entrare in teatro ma fino a metà sala. Quindi ora pensate al 2025. Prendete Fedez, chiamate Fazio con la liberatoria, costa due lire la liberatoria della Warner. Oppure risorse interne, Clerici, Conti (ci ho parlato, gli piacerebbe tornare). A luglio si rinnova il consiglio. Tu, Sergio, sei un protetto dalla premier, chi corre rischi è Fasulo, vecchio elettore del Pc».
Angoscia no grazie
Quelli che offre «Viva Rai2!» saranno 45 minuti senza richiami all'angoscia di questi tempi. «Perché anche noi dovremmo dire la nostra sul conflitto in Medio Oriente? Per dire bisogna sapere. E quanto è antipatico sentire “tu per chi sei”? Non stiamo parlando di Milan-Inter. Non si può, i bambini muoiono, israeliani, palestinesi, sono bambini. Qualsiasi risposta dai... sei strumentalizzato. Se parteggi per la pace sei banale. Parteggio perché si risolva, non so chi possa farla la pace, ma non credo accadrà domani».
Ciuri, uno che sulla Sicilia sì che è di parte. «A Biggio, che c'è andato in vacanza, una signora gli ha fatto firmare la foto che avrebbe messo sulla tomba. Quale spot migliore? Da noi adesso si parla, ci siamo già ribellati. Questi siamo».
Da dove eravamo rimasti
Fiore che anche con gli inguardabili riesce a farci uno show. Fiore il "pesante", «ma il successo è un insieme di dettagli che vanno curati». Fiore nel web ma senza la fobia d'essere giovane («mi ci sono buttato senza compulsioni, ai primi insulti ho mollato»). Il mago del cazzeggio che ripartirà «da dove eravamo rimasti» (per citare Tortora) e il resto «sarà un divenire» (come lo scherzo a Fedez, nato il giorno stesso: «Mi chiama un autore che è con un suo tecnico che parla come lui. E quindi... tin!». O come i guai di Rai2, che erano «già in itinere quando è arrivato Sergio»).
Il bello della diretta
Uno che ha il difetto di arrivare in anticipo. Che le cose non le dice in bassa frequenza, le urla in diretta («Striscia fa satira coi fuori onda da 40 anni. Se lavorassi a Mediaset saprei che Antonio Ricci è lì con le orecchie puntate»). Tra una «TeleMinkia» e un «Mare fuori» o un «Chi vuol essere in ascensore?» ci sarà la novità del maxischermo esterno. Mengoni ospite inaspettato (e spoilerato) della prima puntata («vorrei venisse anche Sinner, al Festival invece sarebbe figo Calcutta in gara»).
«E lasciami gridare, lasciami sfogare, senza Viva Rai2! non so stare». Alla fine è spuntato Pappalardo e... Ricominciamo!
Caricamento commenti
Commenta la notizia