“Unica”, il documentario di Netflix nel quale Ilary Blasi racconta la sua verità sulla separazione da Francesco Totti, è veramente un ossimoro televisivo, perché è prodotto realizzato benissimo ma su un argomento sostanzialmente trash. Uno spreco di capacità che ha un suo perché, visto che catalizza l’attenzione su una vicenda della quale si sa tutto o quasi e che, comunque, non ci pare di valore. In questi anni, di documentari sui Totti ne abbiamo visti un Tot, ma Ilary voleva dire la sua e Netflix le ha offerto una occasione di lusso, come le scarpe e le borse che il marito aveva nascosto nel soppalco. La lunga intervista alla ex “premier dame de a Roma” si snoda, infatti, come una spy story, nella quale il racconto inizia con l’inspiegabile freddezza der Pupone nei confronti della moglie, passa attraverso i ricordi della loro conoscenza, si dipana fra gli indizi che si aggiungono di volta in volta, in tempi scanditi dalle date in sovrimpressione, si nutre dei commenti delle sorelle e della madre della protagonista, per culminare nell’epifania del tradimento. Fra una foto scoop non pubblicata per riguardo all’VIII Re di Roma, i gossip dei giornali, il sito Dagospia che per primo svelò la crisi di coppia e le conversazioni romanesche con il tassista, il racconto attraversa anche momenti da commedia all’italiana, con l’investigatore privato emulo di Clouseau, che avrebbe dovuto scattare l’immagine decisiva, ma si fa sgamare sul più bello. Nella verità della Blasi non ci sono rivelazioni sensazionali, a parte il disvelamento della chat con una amica per organizzare un caffè con uno sconosciuto, primo sintomo dell’agitazione matrimoniale. Comunque non poteva esserci momento storico peggiore per rivelare le condizioni che Totti avrebbe imposto alla moglie per ritrovare l’unità coniugale, cioè, abbandonare i social, la carriera e una delle sue più care amiche, roba che, al confronto, il patriarcato sembra un gioco di società. Insomma tutte le miserie di un tradimento con le conseguenti rivendicazioni, sono messe in scena a beneficio del pubblico più gossipparo, ma che viene solleticato, avvinto e allettato con una sceneggiatura di prim’ordine, un montaggio degno di una serie metà drama/metà crime, in cui perfino le lacrime (trattenute, finte o vere) hanno una loro dignità. Dopodiché i paragoni fioccano ma non reggono. Non è stata come l’intervista tv di Lady Diana, che pose una lapide sul royal wedding con Charles, perché né per stile, né per la posta in gioco può confrontarsi la corona inglese con la monarchia Tottesca e non vale neanche la similitudine con “Scene da un matrimonio” perché se l’argomento è analogo, la fattura è più dozzinale. Insomma, Unica è unico nel suo genere basta che non diventi un’abitudine.