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«The Crown», come la storia si può trasformare in... soap

E con la sesta e definitiva stagione, diciamo addio a «The Crown», che tanto ha intrigato i telespettatori e non solo gli amanti della Royal Family. Il pregio della serie di Netflix è stato quello di coniugare la storia con l’attualità, in maniera rigorosa nella forma e a mano libera nella sostanza, riuscendo a dare al pubblico un’immagine della monarchia inglese abbastanza credibile sia nella sua staticità istituzionale che nelle dinamiche familiari. Vero è, comunque, che, più la serie si portava avanti nella cronologia, più le vicende erano conosciute al grande pubblico e più il racconto da storico si andava trasformando inevitabilmente in soap, né poteva essere diversamente, vista la mole di materiale fornita dalla Royal Family alle cronache scandalistiche.

L’ultima parte inizia dall’estate del 1997 e dall’incontro – fatale – fra Dodi Al Fahied e Diana e offre una visione della presunta liaison fra i due, per certi aspetti inedita rispetto al consueto, romantico storytelling che le cronache del tempo ci hanno trasmesso. Dodi, infatti è telecomandato dal padre che vede nel matrimonio con Diana la possibilità di entrare nelle grazie di Sua Grazia Elisabetta, fatto per il quale, invano, da tempo brigava. Diana, dal canto suo, non appare così interessata alla storia d’amore. Particolare non trascurabile è stato quello di ricostruire i funerali di Dodi, mentre nell’impeccabile contesto della serie, quantomeno stonato ci è apparso il passaggio della sceneggiatura nel quale Dodi e Diana, già scomparsi, appaiono rispettivamente a Mohammed Al Fayed e alla Regina chiamandoli a fare i conti con le loro coscienze.

Per molti aspetti alcune puntate ci sono apparse contigue alla ricostruzione che Stephen Frears aveva fatto in «The Queen», raccontando dei momenti successivi alla scomparsa di Diana, ma la serie riesce ad avere comunque una sua autonomia narrativa, preferendo focalizzarsi su aspetti più intimi soprattutto sull’angoscia di Carlo e lo smarrimento dei figli. La scomparsa della Queen e il nuovo corso della monarchia, iniziato con Re Charles, i dissidi fra le cognate Meghan e Kate, i dissapori esistenti fra il fratello “Spare” e l’erede al trono, l’allontanamento dei Sussex dalla Real Casa, le vicende poco regali del principe Andrea – a nostro avviso – saggiamente hanno ben consigliato ai creatori della serie di fermarsi qui. Una scelta encomiabile, che conferisce alla serie quella austerità che i Windsor ai tempi correnti hanno un po’ perso trasformando la loro storia regale in gossip.

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