«La Rai, Radiotelevisione Italiana inizia oggi il suo regolare servizio di trasmissioni televisive». Con queste parole la mattina del 3 gennaio 1954 alle ore 11, la prima annunciatrice Rai Fulvia Colombo diede il via alle trasmissioni televisive regolari del Programma Nazionale, e poi snocciolando tutto il palinsesto della giornata di quella che sarebbe diventata la rete «ammiraglia», Rai Uno. E il primo programma televisivo in assoluto fu Arrivi e partenze, condotto da Mike Bongiorno e Armando Pizzo mentre la sera stessa andò in onda la prima Domenica sportiva, il più longevo dei programmi televisivi italiani. Questo giusto 70 anni fa, anche se la tv nazionale aveva iniziato i suoi programmi sperimentali e avrebbe attraversato una serie di vite fino ad oggi sul limite del digitale e dell’intelligenza artificiale. Prima, dalla nascita nel 1924, era stata l’Unione radiofonica italiana, per poi diventare Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche (EIAR) nel 1927, poi Radio Audizioni Italiane (RAI) nel 1944 e infine appunto Rai, Radiotelevisione Italiana nel 1954, con sede a Torino e con due impianti di trasmissione che coprivano circa il 36% della popolazione. Ma del resto l’Italia che quel segnale andava a conquistare era un paese povero e semianalfabeta che si stava risvegliando dalla macerie della guerra e la televisione, ovvero l’apparecchio televisivo, era un bene di lusso. All’inizio la tv fu più buona maestra con Manzi e dal 1958 realizzò persino corsi di Telescuola per i ragazzi che non potevano frequentare, poi solo dopo divenne «cattiva maestrà" come la definirà Karl Popper entrando nell’area d’interesse di eminenti studiosi, con Umberto Eco come capofila quando il pop sarà sdoganato anche dal mondo della cultura. Rai Due nacque il 4 novembre del 1961, questa volta con un annuncio di Rosanna Vaudetti mentre per vedere i programmi di Raitre bisognerà aspettare il 1979 dopo la grande riforma del 1975, e due anni dopo la fine del mitico Carosello che mise la pietra tombale sull'età dell’innocenza delle cene in famiglia davanti alla tv. Aldo Grasso divide la storia della televisione italiana in un intervento su Corriere della sera, in quattro momenti fondamentali, la Tv delle origini (1954-1974); la Tv della deregulation (1975-1999), la Tv dell’abbondanza (2000-2010), la tv della convergenza (2011 ad oggi). Comunque vogliate suddividere le fasi della sua storia quello che è certo è che il piccolo schermo è dalla sua nascita un momento fondamentale della civiltà, del costume e della politica italiana. Chi negli anni è entrato a Viale Mazzini, da qualunque ambiente provenisse, che fosse quello accademico, quello giuridico, quello industriale, ne è rimasto inesorabilmente segnato. Dal 1954 ha avuto 27 presidenti, sette amministratori delegati (quando la carica è esistita), 28 direttori generali. Fatto sta che con gli anni Ottanta e la nascita della tv commerciale l’Italia non è stata più la stessa da nessun punto di vista e da lì al digitale, passando attraverso leggi e riforme di maggioranza in maggioranza, la Rai non è più uscita dalle cronache del paese.