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L’amatissimo prof. Schettini e la fisica a favore di telecamera

Sembra il Doc di «Ritorno al futuro» e, per la capigliatura, ci ricorda Beep Beep che è inseguito da Willie il Coyote, ma l’apparenza non deve ingannare, perché in realtà è Vincenzo Schettini, professore di fisica, diventato prima idolo dei social con le sue lezioni e, ora, personaggio emergente di Raidue dove ogni sera dà lezioni in «Fisica dell’amore». Ora, per quanto Schettini ci appaia simpatico ed empatico, non riusciamo a iscriverci né nella lista degli ammiratori della sua trasmissione e, per raggiunti limiti di età, neanche dei suoi studenti e, sinceramente, non riteniamo neanche che «La fisica dell’amore» sia questa grande novità.

In realtà, ci troviamo nel classico caso in cui la tv cerca di succhiare la linfa vitale del web, lusingando con la sua platea chi ha avuto successo nel mondo dei social, dimenticando però la scarsa compatibilità di linguaggi e di fruizione che corre fra la tv e internet. Fra l’altro ci risulta inspiegabile con quale criterio un programma destinato ai liceali vada in onda in seconda serata quando anche i loro professori sono accasciati al pensiero di ritrovarsi in classe il giorno seguente ragazzotti meno attenti di quelli che vedono in tv pendere dalle labbra del novello Archimede Pitagorico.
Il modulo didattico con il quale il prof mescola fisica e principi di vita sui quali riflettere dovrebbe essere di ispirazione per gli insegnanti e servire da stimolo per gli studenti, ma si risolve con la dimostrazione basic dei principi della fisica applicata alla vita comune che servono da canovaccio per parlare ai ragazzi dei massimi sistemi. La fisica, quindi, come base per la filosofia e viceversa, solo che qui è a favore di telecamera.

Ci pare lodevole che il prof. Schettini abbia a cuore sia la preparazione dei suoi studenti che la loro capacità di stare al mondo in maniera strutturata, spronandoli ad essere artefici del loro destino, quasi come se fosse stato ispirato dalla iconica figura di John Keating, il professore de «L’attimo fuggente». Ci pare altrettanto significativo che svolga il suo compito di insegnante di fisica e di vita, passando dalla pratica dell’esperimento di laboratorio alla trasposizione del principio nell’esistenza quotidiana e nelle problematiche adolescenziali, soprattutto nello spazio dedicato al «Momento del coraggio», in cui un ragazzo è chiamato a condividere una sua storia problematica che possa essere d’esempio per i coetanei.

Ma a ben guardare, alla fine della fiera tutto si risolve in un predicozzo da buon padre di famiglia con il plus dell’autorevolezza dell’insegnante e l’aiuto di alcuni personaggi dello spettacolo che soggiacciono più alle regole dell’ospitata televisiva che a quelli di “maestri di vita”.

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