Diciamolo, ai francesi non erano rimasti più soldi per la cerimonia di chiusura di Parigi 2024, tutti spesi per sciacquare la Senna. E tanto eravamo rimasti svegli per la cerimonia di apertura, tanto ci siamo assopiti per le banalità di quella conclusiva, nella quale, fra l’altro, la delegazione italiana è stata inquadrata poco e male. Ci vediamo a Los Angeles nel 2028 anche se, già dal festival sulla spiaggia e dall’ingresso di Tom Cruise, si è capito che ognuno mostra ciò che ha.
In attesa della prossima americanata, dalla quale capiremo se il Comitato Usa seguirà la strada di Parigi facendo sfilare gli atleti su Rodeo Drive come Pretty Woman e come specialità introdurrà le evoluzioni della frusta di Indiana Jones, restano le medaglie, i record ma, soprattutto i momenti iconici, come le lacrime di gioia di Djokovic, che finalmente ci è parso umano, e quelle di dolore e rabbia di Tamberi che già quando aveva perso la fede nella Senna doveva capire che c’erano dei segnali.
Abbiamo visto più proposte di matrimonio sui campi che in tutta «Beautiful» dove pure Brooke si è sposata almeno 12 volte, e baci, baci a profusione, che neanche Annalisa che ha visto lei che bacia lui che bacia lei che bacia me ecc. ecc. Poi, ovviamente, ci sono state anche le proteste, e qui si capisce che i mantelli che inneggiano alla libertà delle donne non portano bene, come alla afgana Manizha Talash, breakdancer squalificata, alla quale lo scialle della Ferragni non ha insegnato nulla. Quanto al nostro settebello che ha girato le spalle alle giuria per protesta contro l’arbitraggio, sembrava l’asilo Mariuccia. So’ giovani, che ne sanno loro dell’arbitro Moreno! Imparate da Claudia Mancinelli, allenatrice della Nazionale di Ginnastica ritmica, a protestare ma soprattutto a girare le spalle e andarsene con soddisfazione, altro che sfilata olimpica. Una soddisfazione come quella che avrà forse provato Imane Khelif nell’appendersi al collo quella medaglia d’oro per la quale è stata indecorosamente bullizzata. Poi, certo, ognuno ha i propri eroi, basta che gli uomini ragno dell’arrampicata a parete non siano fonte di ispirazione per i ladri d’appartamento.
Quanto ai noi, fra i tanti, ne scegliamo due. Il primo è Yusuf Dikec, pistolero turco che mentre gli altri per mirare al bersaglio erano equipaggiati come i cecchini dei servizi segreti, si è presentato come ad una scampagnata. Più che la medaglia dovevano dargli la stella d’argento di sceriffo. L’altro è Antony Ammirati, che ha buttato giù la sbarra con le sue protuberanze genitali. Questo poveretto che per anni si sarà allenato come un disperato per passare alla storia della disciplina, alla storia ci passerà, ma per un salto del c...avolo.
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