La “Temptation Island” governativa a reti unificate alla quale stiamo assistendo da qualche giorno e che ci ripaga da una estate di insulse repliche, è illuminante sul ruolo di tv e comunicazione ma, soprattutto, dimostra che il confine fra “il basso” e “l’alto” televisivo è solo un ipocrita schema mentale. I vituperati programmi della De Filippi, “Uomini e Donne”, “C’è posta per te” (in questo caso mail) e la già richiamata “Temptation Island”, liquidati come trash, infatti, replicano la realtà e dimostrano che la vicenda Sangiuliano/Boccia appartiene allo stesso genere tv, ma, per la notorietà e il ruolo dei partecipanti, assurge alla gloria del Tg1 o alla prima serata di approfondimento di La7. Al di là del giudizio politico e morale che i telespettatori hanno avuto modo di formarsi, non c’è dubbio che, messe a paragone, le interviste all’ex ministro Sangiuliano e alla dott.ssa Maria Rosaria Boccia, fanno comprendere che la capacità di tenere la scena, solo in percentuale si regge sul contenuto delle risposte, mentre gioca un ruolo determinante la fisiognomica e la semiologia. Tratti questi, che hanno il loro peso sulla percezione che rimandano a chi ha seguito le interviste, meritevoli di far parte dei manuali di teoria e pratica della comunicazione. Bucava lo schermo la Boccia per il suo contegno rock, sorriso accattivante, postura ritta e solida, prontezza e disinvoltura nel rispondere a Luca Telese e Marianna Aprile che, al contrario, mulinava le braccia facendo trasparire l’imbarazzo nel formulare domande che potevano essere scomode. Qualche giorno prima, invece, al Tg1, Gennaro Sangiuliano si era affidato a uno stile più melodrammatico/neomelodico, pensava di essere assolto dal Tribunale del popolo televisivo sventolando il suo estratto conto e si è giocato il meglio del repertorio musicale partenopeo da “Lacrime napulitane” a “O surdato (della Meloni) nnamurato”. Anche in questo caso, quindi, la tv resta il mezzo per sottoporsi al giudizio del pubblico, che poi si trasformi in una ordalia o in un processo di beatificazione è rimesso alla bravura dei protagonisti. È evidente che il vero nodo della vicenda è politico, ma non va dimenticato che tutto è nato da “sentimenti” o pseudo tali che hanno dominato la storia e sono stati utilizzati per giustificare errori, leggerezze e sciocchezze e liquidare il tutto come gossip ci pare un vezzo snob. Per questo restano sempre valide le riflessioni di Aristotele sui rapporti fra etica e politica e fra Stato e famiglia, certo il filosofo scrisse anche di epica e tragedia peccato che dimenticò la commedia. Lo perdoniamo perché ai suoi tempi non esisteva la tv.