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Teo Mammuccari, un vero “spaesato” nel suo nuovo programma in Rai

Nel 2001 ha debuttato come attore nel film Streghe verso nord

Il tanto atteso ruolo di conduttore che Teo Mammuccari agognava, gli è stato finalmente concesso con “Lo Spaesato”, il lunedì su Raidue, ciò non gli vale il successo ma solo una menzione al coraggio. Un breve riepilogo è necessario per i distratti. Dopo anni di permanenza nelle reti Mediaset, come giurato di “Tu si que vales” e conduttore delle “Iene”, Mammuccari nella scorsa stagione tv è approdato prima a “Ballando con le stelle”, dove ha cercato di mettersi in mostra col meglio (e il peggio) del suo repertorio polemico, poi come giurato in uno degli inutili programmi della Carlucci. Una gavetta necessaria per maturare il premio produzione, che è arrivato appunto con “Lo Spaesato”, cinque puntate in cui Mammuccari gira fra altrettanti paesi per conoscerne abitanti, usi e varie peculiarità locali e, a conclusione di ciascuna puntata, si produce in una sorta di one man show nel teatro locale per riassumere l’esperienza e scherzare con i suoi nuovi amici. Una trasmissione, come abbiamo detto sicuramente coraggiosa perché porta in tv un format diverso dai soliti e affida a Mammuccari un ruolo che, a conti fatti, non gli è congeniale. L’interrogativo dello Spaesato è immutato dai tempi di Esopo e della favola “Il topo di città e il topo di campagna” e mira a stabilire se è preferibile abitare nei piccoli o nelle metropoli, ma il contenuto vero e proprio del programma è simile a quello di una delle tante trasmissioni domenicali o mattutine, nelle quali valorosi giornalisti battono la provincia italiana per una sana valorizzazione del territorio fra geografia e gastronomia. Ora, mettere Mammuccari a capo di un’impresa nella quale non può dare sfogo al suo cinico umorismo significa depotenziarlo e porlo in una condizione di disagio. Imbrigliato nel mood della trasmissione, disarmato di fronte al genuino entusiasmo dei paesani, senza potersi spingere in battute troppo taglienti o quantomeno irriverenti per evitare interpretazioni che possano suonare offensive per i suoi interlocutori, Mammuccari ha un margine di manovra ristretto con il risultato che pecca di spontaneità. Anche lo stesso spettacolo conclusivo nel teatro, che dovrebbe basarsi sulla complicità creatasi fra il conduttore e gli abitanti nel corso delle giornate precedenti non riesce particolarmente incisivo, anche perché si basa su sensazioni che non sempre il telespettatore riesce a cogliere nelle parti girate e montate secondo un criterio concettuale sconosciuto. Insomma, alla fine, il vero spaesato sembra proprio Mammuccari e non deve esserne troppo entusiasta.

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