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«Famiglie d’Italia», ora con Insinna t’insegno come si fa a fare i quiz...

Preserale e access prime time sono, oltre che due termini entrati nel corrente lessico televisivo, due unità di misura del successo di una rete. Non è un caso che i programmi che vengono prima e dopo i tg siano fra quelli sui quali le reti fidano per il traino dei notiziari e delle trasmissioni della prima serata, che, purtroppo, ormai prima delle 21,40 non iniziano. Fatta eccezione per l’approfondimento politico di Otto e mezzo su La7, quelli del preserale e dell’access prime time sono per lo più game show, quizzarelli poco impegnativi, che però devono coinvolgere il telespettatore, e qui appunto entra in ballo la necessità di affidarli a personaggi rassicuranti, dalla parlantina sciolta, che sappiano supplire con la loro presenza e la capacità di tenere la scena alla modestia del gioco a premi.

Ora, in questo gioco dei 4 cantoni Raiuno, che tanto ha temuto la concorrenza di Amadeus passato al Nove rimpiazzandolo con Stefano Di Martino, non ha ben calcolato, a nostro avviso, l’errore di essersi fatta scappare Flavio Insinna, che fino alla scorsa stagione conduceva brillantemente «L’Eredità» e che, nel balletto della ventilata sostituzione con Pino Insegno, adesso è transitato su La7 con un nuovo programma dal titolo «Famiglie d’Italia».

Al netto di quelle che sono state le intemperanze del presentatore, svelate qualche anno addietro da Striscia la Notizia, Insinna resta un uomo di spettacolo che sa come tenere la scena nonostante il cambio radicale di rotta, sia per rete che per trasmissione.

Famiglie d’Italia, basato su un format statunitense di molti anni addietro, si basa su alcuni semplici ma determinanti elementi: i gruppi familiari in gara sono quantomai compositi e inclusivi, i temi trattati investono i campi più disparati della vita comune, le domande basate su sondaggi a campione e le risposte talmente eterogenee da fornire uno spaccato di una società in evoluzione. Per tenere in piedi un game show così, però, la presenza di Insinna, un po’ showman, un po’ parente associato delle famiglie dissociate che partecipano, un po’ fine commentatore, appare essenziale, diversamente il gioco scivolerebbe nella mera compilazione.

Nella prima puntata poi Insinna ha colto i giusti assist per togliersi qualche sassolino dalla scarpa, segno, anche questo, di una maggiore libertà della quale gode su una rete che ospita trasmissioni non perfettamente allineate al sistema come dimostra non solo la Grüber ma soprattutto Propaganda Live, affidata a Diego Bianchi, dal quale, fra l’altro, Insinna è stato ospitato prima dell’esordio.

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