Il ritorno di Teresa Battaglia, protagonista dei gialli di Ilaria Tuti, con “Ninfa dormiente”, lunedì e martedì su Raiuno, e il finale rinviato alla prossima settimana, a differenza dello scorso anno non sembra sia stato sufficientemente apprezzato dal pubblico. La seconda puntata della fiction, infatti, ha registrato un calo di ascolti e bene farebbe la Rai a interrogarsi su tale risultato. La qualità del prodotto non ha nulla a che vedere con la risposta dei telespettatori, ma il dato auditel ovviamente pesa sulla resa televisiva. “Ninfa dormiente” risponde agli stessi canoni stilistici già adottati nel precedente episodio portato sullo schermo “Fiori sopra l’inferno”, stessi panorami friulani, tinte fredde, la protagonista interpretata in maniera convincente da Elena Sofia Ricci, sempre più disincantata e dura, che combatte con la malattia degenerativa che la affligge e i cui effetti tenta di contrastare come può. Gli omicidi con i quali la Battaglia deve confrontarsi sono quelli di tre donne avvenuti in varie epoche e si intrecciano fra un passato oscuro e un presente cupo in un percorso tortuoso sul quale si innestano altri elementi. Insomma, la trama della fiction non solo non è semplice, ma non è neanche particolarmente attraente, si tratta, infatti, di un crime ben articolato ma con una concatenazione di eventi ostica da seguire proprio per la sequenza temporale. È questo uno degli elementi che hanno fatto desistere il pubblico generalista di Raiuno che non ama applicarsi in narrazioni impegnative. Al nucleo centrale della storia, poi si agganciano altri vari aspetti che per un verso dovrebbero alleggerire il tono della fiction ma per altri versi lo allungano senza apparente motivo. Ma a nostro avviso vi è altro determinante argomento che rema contro la resa in termini di ascolti. “Ninfa dormiente” è un prodotto di ottimo livello, destinato soprattutto a un pubblico che predilige il crime di alto profilo e a buon diritto, con altra struttura, potrebbe essere una di quelle serie che vengono rilasciate dalle piattaforme televisive. Ma il vantaggio dello streaming è quello di poter accedere ai contenuti senza calendarizzazione e ha il pregio di soddisfare immediatamente la curiosità dello spettatore compulsivo. Diluire in tre serate la messa in onda rinviando la conclusione alla prossima settimana, diventa quasi un elemento di dissuasione del telespettatore abituato alla visione personalizzata degli episodi delle serie e che neanche Raiplay può soddisfare a meno di non rinviare la visione dopo il passaggio in chiaro.
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