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“Raiduo con Ale e Franz”, un format ripetitivo che non giova a Raidue

La Cenerentola Raidue è, fra tutte, la rete alla ricerca di una identità, e, soprattutto, di audience con obiettivi che riesce a raggiungere solo in virtù di trasmissioni che già di per sé sono caratterizzate. Programmi come “Belve” o gli incontri di tennis infatti, andrebbero bene su qualsiasi altro canale, mentre è di qualche giorno addietro la presa di posizione di Angelo Binaghi, presidente della Federazione Tennis e Padel che reclama per i tornei e gli incontri al vertice una maggiore visibilità e una dignità pari al calcio, sempre trasmesso in prima serata su Raiuno.

Insomma, Raidue sembra la figlia di una tv minore, e il suo maggiore difetto è quello di non riuscire a sviluppare un palinsesto coerente e lineare, anche con giornate dedicate a un genere che possano rappresentare un appuntamento da ricordare per i telespettatori. Da qualche tempo, poi, la rete cerca di trovare un bacino di utenza facendo ricorso all’intrattenimento leggero se non addirittura comico, ma anche qui, i tentativi non hanno sortito effetti esaltanti.

A parte “Stasera tutto è possibile” che è servito come piattaforma di lancio per Stefano De Martino, “The floor” che pure univa il game show con una conduzione ironica, è passato senza lasciare troppi rimpianti. Dallo scorso lunedì, invece, la parte comica del palinsesto è stata affidata ad “Ale e Franz Raiduo”, che ha debuttato lo scorso lunedì 25 novembre per la seconda stagione con oltre il 7% di share.

Ale e Franz per certi aspetti sono una garanzia, riuscendo ad essere un duo dall’umorismo surreale e non banale, che cerca la risata con eleganza. Ma, come già avvenuto nella passata edizione, è la ripetitività dei moduli che alla fine stanca. Da pensionati sulla panchina ad anziani sul divano, il tema non cambia, e l’inserimento degli ospiti è sempre nel solco dei loro sketch, mai alla ricerca della novità, perché Ale e Franz Raiduo, replicano se stessi e l’esperienza dell’anno scorso.

Ne viene fuori uno spettacolo statico, la cui teatralità e il rispetto rigoroso del copione, non riesce a coinvolgere il telespettatore. Questa formula ibrida e frammentata, che porta in tv gag – di per sé concluse - e realizzate in studio, alla fine non è né spettacolo da palcoscenico, che godrebbe dell’immediato umore del pubblico, né sitcom perché non vi è quel minimo di trama seriale e continuità. Morale della storia, l’identità di Raidue resta confinata nella ripetizione.

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