Scordatevi le botte da orbi che Bud Spencer / Piedone distribuiva a destra e a manca, perché dei vari insegnamenti che l’ispettore Rizzo ha trasmesso a Vincenzo Palmieri, la scazzottata manca, nonostante il primo episodio della nuova serie Sky “Appucundria” si apra con il placcaggio di un sospettato. Per il resto la lezione impartita idealmente da “Piedone lo sbirro” al suo successore ha un filo logico e strutturale che Sky riprende in maniera centrata nella serie “Piedone - uno sbirro a Napoli”.
Il rigore “esegetico”, se così vogliamo chiamarlo, è testimoniato già dai titoli di testa, autore del soggetto della fiction infatti, è Giuseppe Pedersoli, figlio di Carlo e, pertanto, portatore sano e custode della memoria di uno degli attori/personaggi più amati del cinema italiano, che riporta sul piccolo schermo, il ricordo del padre attraverso le imprese del suo “allievo”, oggi impersonato da Salvatore Esposito. La continuità fra il Piedone di ieri e quello di oggi è quindi mantenuta idealmente nei principi che ispiravano l’ispettore Rizzo e oggi il suo successore Palmieri, altro “sbirro in miezz’a via” che vive e sviluppa le indagini in maniera non convenzionale, attingendo dalla esperienza della strada e dalla conoscenza di ambienti al limite con la legalità.
Una caratteristica che funziona nello sviluppo della storia anche attraverso il contrasto fra i metodi del poliziotto e quelli ancorati alla stretta osservanza delle procedure della sua superiore, la commissaria Sonia Ascarelli, impersonata da Silvia D’amico o fantasiosamente intuitivi del suo vice Michele Noviello (Fabio Balsamo).
Plauso alla regia e alla sceneggiatura per aver inserito una visione ironica del contesto e non aver rappresentato il solito acquarello napoletano che ondeggia dalle Vele di Scampia al Cristo velato, ma di aver riportato un’ambientazione funzionale alla trama e soprattutto di non aver abusato del dialetto parte-nopeo e parte incomprensibile che avrà anche una motivazione filologica, ma finisce con l’essere disturbante per un telespettatore non campano.
Quanto a Salvatore Esposito, per postura, impostazione, espressione della napoletanità, è un interprete coerente e credibile di Piedone, tuttavia, non possiamo fare a meno di pensare che il suo imprinting sia indissolubilmente legato a “Gomorra” e che, come nelle migliori tradizioni di giochi fra ragazzini in cortile (ricordo di abitudini vetero-condominiale) una volta gli tocchi fare la parte del ladro e la successiva quella della guardia.
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