
Sappiate che non siete obbligati a vedere la Marcuzzi il lunedì e non dovete neanche giurare che, in verità, preferite spegnere la tv, perché avete la nostra comprensione se cambiate canale. Se però siete interessati all’articolo di Rai2 affrettatevi perché dopo la seconda puntata gli ascolti sono crollati ulteriormente quasi come le borse mondiali dopo i dazi di Trump e non è escluso che alla Rai affrettino la conclusione del programma.
«Obbligo o verità» non induce dipendenza ma neanche attrazione e, seppure in Rai avessero voluto riesumare e attualizzare i capisaldi dei giochi di società vintage, potevano scegliere una formula più nuova. Poi, a tutti avrebbero potuto farlo condurre tranne che ad Alessia Marcuzzi. Forse gli autori pensavano che il gioco in sé potesse navigare fra l’ironia e il passatempo e presentare spunti quantomeno non banali, invece hanno messo su un format dall’andamento debolissimo e praticamente fondato sulla ridarella della Marcuzzi. E pensare che la presenza di tanti ospiti insoliti e interessanti avrebbe potuto riservare sorprese e la trasmissione rivelarsi un divertente momento di intrattenimento.
Purtroppo però né gli autori né la conduttrice hanno saputo dare dignità a quello che era un gioco adolescenziale, e spesso la conversazione piuttosto che essere impostata sulla curiosità è diventata un pettegolezzo da comari. Forse, per l’impostazione praticamente statica della scena e le domande che impongono agli ospiti di rispondere con la verità, gli autori pensavano di realizzare una alternativa boho chic al tavolo di Fabio Fazio, ma nell’ottica del mantenimento dell’errore coerentemente hanno affidato la conduzione alla spensieratezza di Alessia Marcuzzi.
Dopo la criticabile performance sanremese e il deludente «Boomerissima», una conduzione più strutturata avrebbe certamente giovato alla bionda presentatrice che ha il phisique du role per condurre giochi da spiaggia e mantiene un approccio goliardico alla tv, ma non ha il carisma e la capacità di governare saldamente una sorta di talk show. Così, purtroppo, sono andate sprecate molte occasioni interessanti per le confessioni alle quali alcuni ospiti si sono lasciati andare e, parimenti, alcuni passaggi sono stati gestiti come conversazioni da salone di barbiere piuttosto che con la delicatezza che avrebbero meritato.
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