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Tokyo 2020, ciclismo: duello Belgio-Slovenia, ma Nibali può sorprendere

Sabato c'è corsa in linea su strada: Van Aert e Pogacar sono i favoriti. Il ct azzurro, Davide Cassani, punta sullo Squalo dello Stretto

Vincenzo Nibali

Vorrebbe riprendersi quella medaglia d’oro che la malasorte, sotto forma di una brutta caduta, gli tolse cinque anni fa a Rio. Una delusione che gli brucia ancora, per questo Vincenzo Nibali è a Tokyo, perché non vuole lasciare nulla d’intentato anche se sa che la sua missione potrebbe rivelarsi impossibile. Ma lui ci crede lo stesso e poi, come dice il ct azzurro, Davide Cassani, «Vincenzo è tra i più bravi che possono dire la loro su questo percorso. E' l’uomo con più esperienza in assoluto della nostra squadra. Se non vincerà potrà insegnare agli altri come vincere le Olimpiadi».

Il bello sarebbe se fosse un azzurro, magari Moscon o Caruso se non proprio lo Squalo, però sulle strade della capitale giapponese, dove sabato si corre la prova in linea del ciclismo di questa Olimpiade, i pronostici sono per una sfida tra Belgio e Slovenia.
Il perché è presto detto: i primi hanno un leader come Wout Van Aert annunciato in gran forma, e quel Remco Evenepoel che non sarà ancora tornato l’enfant prodige di prima della bruttissima caduta al "Lombardia" ma è pur sempre uomo che può fare la differenza. In più è da dieci giorni in Giappone ad allenarsi in silenzio e senza fare proclami indica proprio in Van Aert il grande favorito, anche perché dotato di un bruciante spunto finale in caso di arrivo in volata. Lui, Remco, quel tipo di sprint non ce l’ha e poi deve risparmiare energie anche per la cronometro in cui vuole battere Filippo Ganna.

In casa slovena c'è invece quello che se vincesse anche a Tokyo potrebbe davvero diventare il "nuovo Merckx". Tadej Pogacar deve solo smaltire in fretta le fatiche del Tour in cui ha trionfato, poi sulle salite del circuito giapponese non lo prenderà più nessuno. L’alternativa è Primoz Roglic, che in Francia si è ritirato per i postumi di un paio di cadute ma ha comunque fatto la gamba. Insomma, è un’incognita ma anche un campione capace di tutto se trova il ritmo giusto.

Di sicuro in questa gara il caldo e l’afa giocheranno un ruolo importante: "Andando su è come se facessi la sauna", le parole proprio di Nibali dopo aver provato il percorso nel clima di Tokyo. La prova in linea maschile si svolgerà su una distanza di 234 km, con 4.865 metri di dislivello. Il punto più alto sarà la salita Fuji Sanroku, gran premio della montagna a 1.451 metri di altitudine, a circa 90 chilometri dalla conclusione. La salita misura 15 km con una pendenza media del 6%, mentre a 30 chilometri dall’arrivo c'è il passaggio forse più insidioso: Mikuni Pass, 6.5 km di lunghezza con una pendenza media del 10% e punte al 22%, e a quel punto Pogacar se è quello del Tour potrebbe già aver staccato tutti. L’ultima difficoltà altimetrica sarà il Kagosaka Pass (212 km). Per concludere, uno strappo al 10% che porta all’ingresso dei box, a quel punto mancheranno 4 km, il primo in discesa, gli ultimi in leggera salita (5%) che portano ai 1000 metri finali, un ultimo chilometro finalmente pianeggiante.

«La temperatura è asfissiante - commenta Cassani - e se dovesse esserci questo caldo sarà una corsa ad eliminazione. Però le previsioni dicono che ci sarà pioggia, quindi vedremo». Soprattutto se sarà davvero un derby Belgio-Slovenia, oppure se ci sarà gloria per gli azzurri, 17 anni dopo l’oro di Paolo Bettini ad Atene.

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