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Tokyo 2020: clamorosa gaffe del Cio. Il nuovo motto in latino è sbagliato!

Citius, altius e fortius (più veloce, più in alto, più forte) è il motto dei Giochi Olimpici. Oggi scatta a Tokyo l’edizione 2020 delle Olimpiadi. E il Comitato Olimpico internazionale ha leggermente modificato il motto aggiungendo la parola "communiter" per dare un senso di convidisione e rimarcare lo spirito di fratellanza. Peccato, però, che la scelta, come segnala Mario De Nonno, ordinario a Roma Tre, decano dei docenti di latino e presidente della Consulta universitaria degli studi latini, sia sbagliata.

Dunque, la storia è questa. L'executive board del Cio, riunitosi a Tokyo, qualche giorno fa ha ufficializzato la modifica del motto olimpico, lanciato per la prima volta a Parigi ai Giochi del 1924 ma ideato dal predicatore dominicano Henri Didon nel 1894. È stato deciso di aggiungere l'avverbio communiter. Ma la realizzazione è stata a dir poco approssimativa. Intanto perché la prima proposta di modifica, avanzata ad aprile, ipotizzava di aggiungere communis, vocabolo che suonava assolutamente sbagliato: “Communis è un nominativo, maschile e femminile, si deve per forza riferire a qualcuno. Le altre parole del motto, citius, altius, fortius sono avverbi. Che ci sta a fare un nominativo? Non era appropriato, era una clamorosa svista morfologica” spiega De Nonno.

Il Cio, alla fine ha scelto l’avverbio communiter. Nella traduzione in inglese e in francese scrive together e ensemble, quindi il significato che dà al vocabolo latino è “insieme”. Anche in questo caso il problema c’è secondo De Nonno: “Communiter viene da communis, implica il concetto di mettere in comune qualcosa di materiale, distribuire. La traduzione in italiano è ‘comunemente’, e non credo fosse questa l’intenzione del Cio. È improprio dal punto di vista semantico. Mi spiego meglio: è come se in inglese, per comunicare che una persona è molto alta, dicessimo che una persona è very high invece di very tall”.

Una traduzione latina corretta quale sarebbe stata? "Simul, che vuol dire: insieme, contemporaneamente, coralmente. Oppure, ancora meglio, una, avverbio ricavato dall'aggettivo unus e che significa in maniera unitaria, corale".

 

 

 

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