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Gettonopoli e rimborsopoli
Ciak si replica

Gettonopoli e rimborsopoli Ciak si replica

Il vizietto della truffa e' duro a morire. Si raggira il prossimo, debole o forte che sia. Ci si prende gioco dei soggetti privato e pubblico, in maniera indistinta. Con fare furbesco si perpetra una sorta di rituale, animati da un senso di impunità, giustificati da impulsi di varia natura. I recenti fatti di cronaca testimoniano, tra le altre cose, come sempre più spesso gli enti locali siano considerati alla stregua di bancomat da cui prelevare danaro. Tale aberrazione non è sporadica: si continua a far finta di niente, a commettere azioni non solo dannose per le casse di amministrazioni già sull’orlo del baratro ma nel contempo immorali per la collettività. Le inchieste sui casi di assenteismo nei palazzi istituzionali e sui rimborsi percepiti dagli amministratori lasciano minime tracce, da Nord a Sud. Neologismi quali Gettonopoli, Rimborsopoli e affini, irrompono nel linguaggio di tutti i giorni, accomunati da quelle ultime quattro lettere foriere di scandali. E in Italia i fenomeni in questione sono oltremodo contagiosi.

Lo dimostrano gli episodi tristemente noti di Messina, Savona, Siracusa e Palermo. Non manca, poi, un'aggravante: non di rado, si ripetono nello stesso contesto. Nella città dello Stretto, qualche anno fa, e' scoppiata la "bomba" delle assenze ingiustificate dal posto di lavoro e delle timbrature multiple dei badge all’Istituto autonomo case popolari. Forze dell'ordine e magistratura hanno represso gli illeciti. Ma ciò non è valso da insegnamento. Così, qualche mese fa, è toccato all'ex Provincia regionale far parlare di sé per l'operato tutt’altro che irreprensibile di una sessantina di dipendenti, i quali risultavano in ufficio mentre in realtà si trovavano altrove. In barba a qualsiasi codice di comportamento adottato dagli enti locali e distribuito a ciascun impiegato, sollecitato ad agire con senso di dovere, come "un buon padre di famiglia".

Ma qual è il rovescio di questa medaglia raffigurante dissolutezza? Il più evidente è il forte senso di indignazione nelle persone corrette, in chi è senza occupazione pur avendo conoscenze e competenze eccellenti, in quanti attendono risposte da un sistema politico e burocratico che a stento riesce a garantire i servizi essenziali. Senza ombra di dubbio, a differenza di quanto considerato nella numismatica, tale risvolto è più significativo del cosiddetto "lato dritto".

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