Ylenia è vittima di una brutta storia, molto più grande di lei. Una vicenda in cui da una parte la ventiduenne e il suo ex fidanzato Alessio fanno quadrato, mettendo in discussione le risultanze dell’attività della polizia e della Procura. Dall’altro, c’è il lavoro degli investigatori e dell’organo inquirente, pienamente condiviso soprattutto dalla madre della ragazza. Le parole usate dal gip, nell’ordinanza con cui ha applicato la misura restrittiva ad Alessio, per descrivere lo stato emotivo della giovane rendono conto di una forte “dipendenza psicologica”. Di un legame così granitico, quindi, da proteggere il suo aguzzino, non solo per paura. Dal racconto fornito dai due, i litigi e i dissidi denunciati da vicini, parenti e amici sembrano lasciare spazio a sentimenti e passioni profonde. “Lui mi amava. Quella sera in discoteca ci siamo baciati, mi ha pure dato dei soldi per divertirmi”, ripete ossessivamente Ylenia. E stando a quanto riferito dall’indagato, quella stessa sera avrebbero pure avuto dei rapporti sessuali. Ciò, forse, a dimostrazione di un rapporto tutt’altro che logoro. Inoltre, le immagini che ritraggono Alessio mentre compra un euro di benzina non hanno smosso più di tanto la coscienza di Ylenia, che continua a professare la sua innocenza.
Nella testa della ragazza ha fatto breccia una versione dei fatti differente da quella della Squadra mobile. La sua è un’altra verità. Secondo le indagini, invece, siamo alle prese con un tentato omicidio, con un femminicidio non concretizzatosi per poco. Tale dipendenza psicologica ricorda per certi versi la Sindrome di Stoccolma, in particolar modo per i meccanismi psicologici originati dai fatti. Il 23 agosto 1973 un detenuto evaso dal carcere della capitale svedese, tentò una rapina in banca e prese in ostaggio tre donne e un uomo. Poi, insieme a un compagno di cella, fuggì con i malcapitati. La prigionia durò 131 ore al termine della quale i malviventi si arresero e le vittime rilasciate senza aver mai subito violenze o soprusi. Nel corso delle lunghe sedute psicologiche cui i sequestrati vennero sottoposti in seguito, si manifestò un senso positivo verso i banditi, nei confronti dei quali si sentivano addirittura in debito per la generosità dimostrata. Un paradosso della mente, questo, che denota uno stato di dipendenza psicologica e/o affettiva pur in presenza delle peggiori angherie. Qualcosa di analogo, stando alle indagini, si sta manifestando nel caso di Ylenia, dove vittima e carnefice appaiono legati da un patto di alleanza in nome di un amore folle. E alquanto strano.