Lucian Freud aveva davvero a cuore la sua privacy. Rovinò una foto ufficiale con la Regina d’Inghilterra coprendosi il volto e bloccò la pubblicazione di due biografie che lo riguardavano. La prima, precedentemente autorizzata, sborsando una ricca somma all’autore; la seconda volta, invece, spedì a casa dello scrittore dei gangster dell’East End. Per tale motivo la pubblicazione di “Colazione con Freud”, scritto dal giornalista britannico Geordie Greig ha il merito di aprire, per la prima volta, una finestra sulla vita di questo amato pittore – nipote di Sigmund e scampato alla furia nazista riparando in Gran Bretagna con la propria famiglia, in tenera età. Defunto nel 2011 ad ottantotto anni, Freud ebbe il tempo di raccontarsi a Greig in una lunga serie di incontri privati al ristorante Clark’s, prima di iniziare le sue giornate frenetiche nello studio di Notting Hill. Fu un uomo davvero controverso, dedito alle scommesse d’azzardo, noto per la sua insaziabile libido (era capace di avere “ventiquattro donne al giorno”) e padre di quattordici figli da diverse donne. Freud fu sempre affamato di vita pura, conducendo una vita sfacciatamente egoista, dedita all’arte e al piacere. Eppure era anche capace di grande generosità pur restando nell’anonimato, aborrendo le cene di beneficenza e i flash dei fotografi. Una biografia ricchissima di aneddoti – dal suo rapporto con la top model Kate Moss, cui fece un ritratto e tatuaggio al suo amore per l’arte a tutto tondo – in cui Greig rende merito ad un’artista che ha segnato il Novecento con la sua arte, divenendo immortale.
Colazione con Freud
Georgie Greig
Mondadori, pp.276 euro 25