Mario Benedetti
"Chi di noi"
Nottetempo editore, pp.126 €12
Nessuno esce immune da un triangolo amoroso. Non se si tratta di un libro di Mario Benedetti. Dopo il grande successo di critica ottenuto con “La Tregua” (rilanciato nel 2014), Nottetempo ha da poco pubblicato il libro d’esordio del celebre romanziere e poeta uruguagio – pubblicato nel 1953 -, in cui si alternano tre diversi punti di vista per raccontare una controversa relazione che comincia ai tempi della scuola, incrociando i destini di Miguel, Alicia e Lucas. Li lega una strana amicizia che finisce per mescolarsi a sentimenti controversi fra cui l’amore, la passione e ovviamente la gelosia e il disprezzo. Ciascuno di loro racconta i fatti con uno stile profondamente diverso – un diario per Miguel, una lettera per Alicia e un racconto per Lucas – ma con il mutare del punto di fuoco, ogni parola viene riletta e spesso fraintesa, conducendo i protagonisti a delle scelte definitive. In fin dei conti l’idea di raccontare la medesima vicenda con occhi nuovi è il gioco più semplice del mondo ma quando la regia è affidata a Benedetti, cambia tutto.
Miguel, il primo “a prendere la parola”, deve mondare la propria colpa, quella di essere un uomo banale. Nel suo diario racconta il matrimonio con Alicia, il clima insostenibile che si è creato giorno dopo giorno e il sospetto che si è intrufolato furtivo nei loro gesti, nella loro routine. Qualcosa lo convince che il destino della sua Alicia sia al fianco di Lucas, il silenzioso e ambizioso amico conosciuto ai tempi della scuola e dopo ben undici anni di matrimonio, riesce a spedirli uno fra le braccia dell’altro; del resto “quello che avrebbe potuto essere ormai non vale più. È una moneta che nessuno accetta, nemmeno io”. Quando il suo racconto degli eventi finisce, il lettore non ha il tempo di tirare il fiato che entra in scena Alicia con la sua lettera e le sue parole: “non ne posso più, me ne vado con Lucas”. Una lettera d’addio per Miguel e per quel matrimonio considerato “un successo sprecato”, andando adesso incontro ad un amore rifiutato troppo a lungo. Dopotutto Lucas rappresenta il presente, “l’unica religione disponibile”. E Lucas? L’ultima parte del libro, la più enigmatica, è affidata al suo racconto, denso di note a piè di pagina, lasciando che sia il rinascere di un desiderio sopito, non la perdita o l’abbandono, a dominare il centro della scena. Il gioco più antico del mondo è quello di chiudere gli occhi e sognare una sorte diversa ma avrà ragione Benedetti quando scrive che “l’unica felicità possibile non è quella che non si realizza mai, ma quella che non si sarebbe mai potuta realizzare”?
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