Domenica 22 Dicembre 2024

Il mistero delle piramidi sull'Etna

Una delle piramidi

Quando Thor Heyerdahl, il famoso viaggiatore norvegese, nel 2000 si recò a Pietraperzia, in provincia di Enna, pochi sapevano che nel bel mezzo della Sicilia sorgesse una piramide in cui venivano praticati, con tutta probabilità, riti in onore del dio Sole. Thor la osservò a lungo, ne fece il periplo e infine salì per una delle quattro scalinate – una per ogni lato - fino in cima dove si trova una sorta di altare scavato nella roccia. Si accorse subito di trovarsi al centro di alcuni insediamenti megalitici e che la piramide sulla quale si trovava gli ricordava le ziggurath mesopotamiche.

Heyerdahl non è stato l’unico esploratore a venire in Sicilia in cerca di piramidi, nel 2007 lo ha fatto anche una delle archeologhe e soprattutto egittologhe più importanti e autorevoli in circolazione, cioè Antoine Gigal, francese, che da anni vive e lavora al Cairo. “Sapevo da tempo – raccontò – che in Sicilia erano state trovate delle piramidi, ho visto delle foto che mi incuriosivano. Ma mai avrei pensato di trovarmi a una situazione di questo tipo”.

La Gigal e i suoi collaboratori infatti documentarono durante il loro prolungato sopralluogo la presenza sull’Etna di una quarantina di piramidi disposte a semicerchio  da Piedimonte Etneo ad Adrano. Molte di esse erano in buone condizioni, altre parzialmente danneggiate, ma tutte riconoscibilissime: piramidi rettangolari a gradoni, quadrate o con gli spigoli arrotondati, alcune addirittura con altari sommitali a dimostrare che si trattava di luoghi in cui veniva praticato un culto. Una di esse, sul versante Nord del vulcano, a quasi 900 metri d’altezza, è alta ben 35 metri. Accedere ad esse, comunque, è piuttosto difficile perché per la maggior parte si trovano all’interno di proprietà private, tra vigneti e alberi da frutta.

Ma chi fu a realizzare queste piramidi ? C’è chi pensa che siano opera dei Sicani, che sconfissero i Ciclopi e occuparono tutta l’isola, prima che arrivassero i Siculi e li respingessero nella parte Occidentale. L’altra tesi è molto più suggestiva e fa riferimento agli Shekelesh, una delle tribù più agguerrite che componevano la variegata e misteriosa coalizione dei Popoli del Mare. La grande archeologa inglese Nancy Sandars sostiene che gli Shekelesh erano originari della parte meridionale della Sicilia e che combatterono contro l’Egitto sotto i regni dei faraoni Merneptah e Ramses III. Gli archeologici trovarono villaggi Shekelesh a Tel Zeror, in Israele, e dal momento che vennero trovate anfore identiche in Palestina e in Sicilia, sul monte Dessueri, ne dedussero che Shekelesh e Siculi fossero lo stesso popolo. Un popolo esperto nella navigazione e questo spiegherebbe perché sono state trovate piramidi simili in tutto il bacino del Mediterraneo e in particolare a Tenerife, per non dire della somiglianza con i Nuraghe sardi e i Sesi di Pantelleria.

Ma come mai di piramidi si parla solo adesso? Perché per secoli, così come è accaduto anche a Tenerife, si è ritenuto che queste costruzioni fossero state realizzate in tempi molto più recenti. Alcuni ritenevano si trattasse di postazioni di osservazione costruite tra il XVI e il XIX secolo. Altri che esse risalgono al XX secolo e che siano opera dei contadini che volevano liberare il terreno dalle pietre per meglio coltivarlo. Nell’un caso come nell’altro la complessità architettonica e funzionale di queste costruzioni è tale che è facile presumere che fossero altro, ben altro.

Il mistero continua.

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