C’è una nuova generazione di agricoltori che cresce in Calabria dopo decenni di abbandono della terra ed emigrazione massiccia. Questo dicono i dati registrati nei primi sei mesi di quest’anno dall’Unioncamere. Sono 3.688 le imprese agroalimentari calabresi guidate da giovani sotto i 35 anni, ed equivalgono al 10,5% delle aziende nella regione, quando invece la media nazionale è del 6,8%. Così la Calabria conquista il secondo posto tra le regioni nella classifica delle imprese giovanili del settore primario segnando una crescita del 4,6% rispetto al primo semestre dell’anno scorso.
Un trend molto positivo che si spiega con le nuove politiche agricole della Regione contenute nel Piano di sviluppo rurale finanziato con fondi comunitari.
Le province calabresi col più alto numero di aziende under35 sono Cosenza (32,1% del totale regionale) e Reggio (28,1%). Le imprese cosentine sono 1.184, un terzo di quelle calabresi, ed hanno fatto registrare una crescita del 5,3%, mentre quelle reggine sono 1.039 con una crescita del 4,2%. Ma il trend più positivo si registra in provincia di Vibo Valentia dove con 303 aziende è risultato del 9,4%. A Crotone la nuova agricoltura è composta da 652 aziende con una crescita del 4,3%. Minore incidenza invece a Catanzaro con 510 imprese e 1,6% di tasso di crescita.
«Le nuove opportunità offerte anche dall’agricoltura multifunzionale coniugando anche le specifiche caratteristiche del tessuto produttivo calabrese, attirano sempre di più giovani e danno ulteriore slancio al settore primario», spiega Pietro Molinaro presidente di Coldiretti Calabria. Secondo cui «si tratta di una crescita sicuramente vivace che i giovani hanno imboccato attraverso la capacità di autodeterminazione che sta pian piano erodendo quello che era uno dei mali antichi della nostra agricoltura, cioè la mancanza di ricambio generazionale».
Per Molinaro «in una regione dove c’è la più alta disoccupazione giovanile d’Europa, una vera e propria emergenza, e i giovani che emigrano sono aumentati in maniera considerevole, con relativa perdita di capitale umano e sociale, è davvero imperdonabile e paradossale che la Regione, vista anche questa fase positiva per l’agroalimentare, ad oggi non è riuscita a spendere nemmeno un centesimo nei confronti dei giovani che conducono un’azienda agricola o che si vogliono insediare».
Il presidente di Coldiretti sostiene che «la conferma sta nelle 2.200 domande pervenute sul pacchetto giovani del Psr su cui ci sono enormi ritardi. I ritardi del programma comunitario», sottolinea Molinaro, «hanno penalizzato del 60% la conduzione degli under 35 nelle aziende agricole ed agroalimentari calabresi. Infatti nelle regioni dove le politiche per i giovani sono una realtà, come ad esempio Basilicata e Sardegna, la variazione tra il 2016 e il 2017 è stata rispettivamente di +39,2% e +43,1%. Abbiamo una potenzialità notevole», conclude l’esponente dei produttori di Coldiretti, «e quindi il dovere di non togliere la speranza, ma di offrire ai giovani queste occasioni importanti di riscatto».
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I numeri
Sono 3.688 le imprese agroalimentari calabresi guidate da giovani sotto i 35 anni, ed equivalgono al 10,5% delle aziende nella regione, quando invece la media nazionale è del 6,8%.
Così la Calabria conquista il secondo posto tra le regioni nella classifica delle imprese giovanili del settore primario segnando una crescita del 4,6% rispetto al primo semestre dell’anno scorso.
L’agroalimentare da tre anni è l’unica economia calabrese in attivo secondo Bankitalia.
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