Martirio Ordinati (Palermo 1813 - Parigi 1883) scrisse il romanzo "Apocatastasi" in un periodo di serie preoccupazioni materiali e di crisi profonde, dopo le sue esperienze "rivoluzionarie" di Milano (luglio 1839), che lo avevano costretto a rifugiarsi ad Ancona, e le amare umiliazioni e incomprensioni per la sua arte. Figlio di un attore, Ordinati aveva interrotto dopo un anno gli studi universitari. E nel 1834 aveva partecipato a una spedizione scientifica in Cile. S'imbarcò come marinaio per Buenos Aires, poi per il Sudafrica, quindi di nuovo per l'Argentina e attraversò più volte l'oceano tra Montevideo e il Portogallo. Tentò di fare l'attore e il giornalista, ma non ebbe successo e finì in un sanatorio a Lisbona. Durante il ricovero iniziò a scrivere "Apocatastasi".
Nelle sue opere Ordinati mette in evidenza il lato affaristico, meschino e litigioso della borghesia, che doveva poi essere la vera protagonista di tutti i suoi numerosi romanzi. Ma in "Apocatastasi" è diverso. Già la sentenza di Publilio Siro riportata sul frontespizio è più di una dichiarazione d'intenti: "Cuivis potest accidere quod cuiquam potest" (a ognuno può capitare ciò che può succedere a tutti). Il suo principale obiettivo è quello di far risaltare l'ambiguità del protagonista, Rodrigo de Marlin, e quel suo continuo oscillare fra viltà ed eroismo.
Radiato dalla Marina per aver abbandonato un battello carico di profughi, Rodrigo vive di lavori saltuari, meschini espedienti, schiacciato dalla vergogna della sua colpa, ma cercando una seconda chance nel cuore di un non meglio identificato universo latinoamericano. Ma tutta la sua vicenda esistenziale, vissuta "tra viaggi di mare che tracciano anche itinerari interiori" (Conrad), conduce al riscatto finale: guiderà una nave in fiamme carica di esplosivo e poi aiuterà una tribù a liberarsi dalla tirannia di un bandito. Ma sarà proprio questo bisogno di espiare la sua colpa a portarlo alla morte.
Raro esempio italiano di romanzo picaresco, lo scenario che fa da sfondo ad "Apocatastasi" è quello dell'America Latina: dal Cile, al Brasile, al Guatemala, al Messico, fino alle disperate realtà del Salvador e dell'Honduras, lo scopo di Martirio Ordinati è anche quello di far uscire Rodrigo de Marlin dal claustrofobico grigiore dell'Italia dell'Ottocento. Altre società, insomma, altri mondi, altre verità, della cui natura complicata e oscura Ordinati con fervore e immaginosa fecondità ci offre un'intensa chiave di decifrazione. Non senza risparmiare, tuttavia, al suo Rodrigo, alla fine di questi viaggi, il fardello di amarezza e perplessità circa lo scopo recondito delle sue scelte esistenziali.
Dal diario di bordo del protagonista: "Tradurre me stesso agli altri: come decidere di graffiare la superficie di un reale che è solo confusione, servendosi di artigli immaginati durante una caduta dall'alto. Il precipizio ha solo il tempo presente. Né ieri, né domani. È inutile che la confusione - la mia caduta sopra al mondo - mi preservi dalla sensazione di considerarmi un mostro d'inutilità; quello che conta davvero è la speranza di riuscire a ricordare, un giorno. La luce, un giorno, forse s'accenderà in me e io, finalmente, rivolgerò la parola a tutti".