Ed ecco finalmente fare capolino concretamente l’IoT, quell'Internet of Things (internet delle cose) da anni vagheggiato.
La locuzione è del 1999, quando l'ipotesi più avveniristica decantata dai tecnofili era rappresentata dai frigoriferi "parlanti": il fidato elettrodomestico, conoscendo ormai gusti ed esigenze di famiglia, avrebbe inviato al supermercato online la lista della spesa non facendo mancare mai nulla nelle sue gelide dispense. In realtà le congetture sui frigidaire-maggiordomi non si sono ancora avverate, ma c’è chi intravede addirittura nello scenario futuro dell’Iot una "quarta rivoluzione industriale".
Il Regno Unito, ad esempio, ci crede a tal punto da aver investito più di 15 milioni di euro per trasformare Manchester nella prima vera "smart city" del mondo. Un progetto molto ambizioso che renderà più "comoda" la vita dei cittadini puntando anche sulla "mobilità intelligente", l’egovernment, l’inclusione sociale e la riduzione del tasso di inquinamento.
Cisco prevede che il mercato dell’IoT raggiungerà un valore su scala mondiale di 19 trilioni (miliardi di miliardi) di dollari nel 2020.
Il tema, neanche a dirlo, è da qualche anno al centro anche del dibattito europeo. Dal 2009 Bruxelles ha avviato una serie di enigmatici "programmi quadro" con l’obiettivo di realizzare "infrastrutture cognitive".
Ma se l’avvenire ci riserverà fermate dell’autobus che dialogano con i passeggeri, il presente ha già sfornato per il prossimo Natale le bambole che chiacchierano con i bambini: la "Hello Barbie" dotata di computer e collegamento wi-fi, fa domande e registra le risposte dei piccoli interlocutori. Infine, dopo che il messaggio crittografato (a prova di hacker?) viene inviato ed elaborato via Internet, la bella biondina di plastica replica in modo "adeguato". Tutto questo per buona pace della privacy dei marmocchi che, com’è ovvio, rivelano i loro "segreti" (e quelli di famiglia) al loro amico-giocattolo.
Riassumendo, nei prossimi anni sarà generata una mappa elettronica del mondo reale attraverso le connessioni dei circa 100 miliardi di oggetti (dai dispositivi medicali alle centrali elettriche) che entro il 2020 saranno collegati alla rete globale. Uno smisurato garbuglio di bit che, secondo il filosofo Peter-Paul Verbeek, finirà con il condizionare anche le nostre decisioni morali.
In nome della sicurezza minacciata dal proliferare di oggetti in rete (già oggi i terroristi dell’Isis dialogano attraverso la chat della PlayStation) certamente la riservatezza sarà un optional irrilevante.
Così come è prevedibile che, pure nei più ordinari gesti quotidiani, la libertà di azione verrà sempre più limitata: il "Grande Fratello" ti avviserà dell’orario più opportuno per andare a gettare la spazzatura… se non sarà un drone a farlo al posto tuo.
Beh, come direbbe il Poeta, diman tristezza e noia recheran l'ore. Ma più che il tedio è allarmante l'eventuale trionfo di un "dio digitale", l’Internet of Everything. In sul calar del sole un'intelligenza artificiale cullerà la nostra irreversibile... demenza naturale.