Mercoledì 06 Novembre 2024

Spotify, quando la musica è "rivoluzione"

Spotify, quando la musica è "rivoluzione"

Oggi la musica in streaming sbarca in Borsa: il colosso svedese Spotify fa il suo esordio a Wall Street, lanciando una nuova sfida alla rivale Apple Music.

Ma il debutto sul listini americano della piattaforma audio più utilizzata del mondo (oltre 71 milioni di utenti paganti al dicembre 2017, circa il doppio dell'analogo servizio della Mela) segna anche una data storica, forse uno spartiacque tra l’internet “free” delle origini e la rete del futuro, sempre più fondata sui pagamenti e la commercializzazione del digitale.

Un bene o un male? Certamente un bene se si pensa a quanto è cambiato negli ultimi diciotto anni, da quando ci si immaginava che Napster diffondendo gratuitamente milioni di file musicali, avrebbe segnato l’apocalisse dell’industria discografica. 

Così non è stato. Certo, oggi sono lontani i tempi d’oro del vinile, e la perdita dei produttori in pochi anni è stata di circa il 75% degli introiti.  Ma a poco a poco la riproduzione digitale ha preso il sopravvento non solo in modo illegale, ma anche attraverso servizi a pagamento come iTunes, YouTube. E poi, appunto, Spotify.

Sul piano creativo questa "catastrofe" ha imposto agli artisti di mettersi ancora di più in gioco auto-producendosi a basso costo per stare dietro al nuovo modo in cui si ascoltano le canzoni. I guadagni dovuti alle royalties sono crollati vorticosamente, rendendo impossibile sostenersi solo con le vendite, ma questo ha contribuito ad arricchire l’offerta dei concerti, divenuti la principale fonte di guadagno di cantanti,  band e orchestre. Spesso, così, le nuove produzioni discografiche rappresentano uno strumento per promuovere le performance live degli artisti.

La quotazione in Borsa di Spotify​, infine, è attesa con particolare attenzione per una scelta inconsueta destinata a creare un precedente memorabile: l'azienda svedese è la prima startup che farà riferimento direttamente al mercato, senza passare per gli investitori istituzionali. 

Buon ascolto!

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