Per combattere la mafia bisogna parlarne, diceva Paolo Borsellino nel 1992. Beppe Alfano lo faceva ogni giorno. Ne parlava e ne scriveva, senza filtri e senza paura. Per questo la sera dell’8 gennaio del 1993 fu ucciso senza pietà, mentre tornava a casa con la sua auto.
Vent’anni dopo Barcellona lo ricorda. E di mafia si torna a parlare in una città che ha riscoperto la paura. La criminalità organizzata ha ricominciato a sparare, ci sono stati due omicidi in un mese, la calma apparente degli ultimi tempi è stata bruscamente interrotta.
Ma è stato interrotto, per fortuna, anche il silenzio che accompagnava ogni episodio legato alla mafia. Il vento è cambiato, la due giorni dedicata al ricordo di Beppe Alfano lo dimostra in modo evidente.
Il vertice con i membri delle forze di polizia arrivati da tutto il mondo ha aperto le celebrazioni. Con la Alfano e il sindaco di Barcellona Maria Teresa Collica c’erano rappresentanti della polizia tedesca, dell’Europol, dell’Interpol e dell’Fbi. Alla giornata dedicata agli appuntamenti istituzionali, seguirà quella del ricordo vero e proprio, domani, nel giorno dell’anniversario. Il momento più significativo sarà l’intitolazione di piazza Trento ad Alfano. Sono attesi ospiti illustri, da Don Ciotti al sindaco di Napoli De Magistris, fino al presidente della regione Crocetta. Tutti insieme per tributare il giusto riconoscimento a Beppe Alfano, giornalista. Vittima della mafia.
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