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Se l'amore cura i "Malati di sesso"

E’ già nelle sale “Malati di sesso”, primo lungometraggio del giovane regista Claudio Cicconetti, prodotto da Roberto Capua, anch’egli al suo esordio cinematografico, con la sua Action Brand. Protagonista e autore della commedia è Francesco Apolloni, nel film Giacomo, autore comico di modesto successo con un amore smisurato e patologico per le donne. Una dipendenza dal sesso che lo accomuna a Giovanna, affermata life coach. I due si incontreranno in seduta di analisi e inizieranno assieme un rocambolesco percorso per disintossicarsi, provando diverse soluzioni che permettano loro di risolvere un problema dietro cui si nasconde qualcosa di più profondo. A dare volto a Giovanna l’attrice Gaia Bermani Amaral, che abbiamo raggiunto per un’intervista.

Quali solo le peculiarità del tuo personaggio, a parte la sua patologia?

“Essendo una life coach, Giovanna è una motivatrice, quindi una donna decisa, spumeggiante e dominatrice nel suo rapporto con gli uomini; ma va in analisi per risolvere questo problema perché in fondo sente un vuoto e cerca l’amore. Infatti il film parla d’amore ed è una romantic comedy molto divertente. Nelle sedute dallo psicologo emergono anche le sue fragilità, il lato di sé che nasconde a tutti, caratteristica su cui ho dovuto lavorare di più e che ho trovato maggiormente interessante del personaggio. Ho amato anche il suo essere buffa perché, pur essendo una dominatrice di uomini, è una donna spontanea ed effervescente”.

Potremmo dire quindi che Giovanna e Giacomo sono più due solitudini che due persone trasgressive che si incontrano…

“Giacomo si innamora di tutte le donne con cui ha un rapporto sessuale, mentre Giovanna non riesce a innamorarsi di nessuno. Avendo lo stesso problema, si incontrano dall’analista e decidono di intraprendere un viaggio per cercare di risolvere la loro patologia, andando prima in una clinica, poi in un ashram in Puglia... Il film quindi si trasforma in un road movie e l’aspetto delle location e del paesaggio è molto importante all’interno della trama. Il bello di questa storia è che i due si incontrano in una circostanza in cui riescono a lasciarsi andare, mostrandosi per quello che sono. Sanno di avere lo stesso sintomo e quindi si sentono più liberi di essere se stessi. Un altro aspetto importante del film è il raccontare la dipendenza dal sesso anche dal punto di vista femminile”.

Al vostro fianco Fabio Troiano ed Elettra Capuano, nel film amici dei protagonisti. Quali ruoli hanno i loro personaggi all’interno della storia?

“Fabio Troiano è Livio, il migliore amico di Giacomo, ed è invece dipendente dal gioco, quindi sono accomunati da una forma di dipendenza da qualcosa. Elettra Capuano interpreta Eleonora, una cara amica di Giovanna che lavora come comportamentista degli animali, una sorta di psicologa per animali, e fa ridere perché li vede ovunque, dicendo agli altri che tipo animali potrebbero essere. Attraverso la pet therapy aiuterà Livio a curarsi dalla ludopatia. Quindi c’è un sub plot raccontato con ironia che affianca quello principale di Giacomo e Giovanna”.

La dipendenza del sesso è una vera e propria patologia. Secondo te l’ironia può far arrivare di più questo messaggio rispetto ad un registro drammatico?

“L’ironia è un grande mezzo per fare denuncia. Essendo un film leggero non si sofferma molto sul lato della patologia, ma certamente fa riflettere su un problema che può esistere e quindi può dare qualche suggerimento agli spettatori, proprio perché i due personaggi vanno in analisi e si recano in diversi posti per cercare di affrontare il loro disagio”.

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