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I “diversamente detective”

Il tappezziere, il cane sciolto, lo sfigato eccentrico, la poliziotta in pensione

Forse è l’estate la stagione in cui piace maggiormente gustare la lettura di un “giallo”, genere sempre... verde nelle sue varie declinazioni di... noir e thriller. Una narrativa vivida e vitale, in cui, accanto al proliferare di comissari, giudici e poliziotti, si delineano gustose figure “altre” d’investigatori, magari agenti in pensione, o detective sfigati, o non titolari di inchieste e indagini, o persino individui del tutto estranei ai “professionisti del crimine”. Ecco un percorso tra alcuni di questi “altri detective”.

Le avventure tragicomiche dell’ottantacinquenne Alfio Pallini in una clinica molto speciale sono narrate dal ritmo veloce e dai paradossi che costituiscono la cifra propria di Francesco Recami. Come Amedeo Consonni, il tappezziere-detective della serie della casa di ringhiera, anche Alfio Pallini è un pensionato, dotato però di risorse tali da provocare il caos nella clinica nella quale i nipoti hanno voluto ricoverarlo. Inizia così la commedia nera n. 2 intitolata La clinica Riposo & Pace (Sellerio), una parodia feroce, con momenti surreali, che prende di mira la realtà, caricata di horror, della quotidianità degli anziani le cui cure, alle quali i parenti non intendono provvedere, vengono affidate ad una clinica specializzata nell’assicurare loro, appunto, «riposo e pace». Tutto tra colpi di scena, paradossi, dialoghi e personaggi grotteschi, per un progetto narrativo più vasto di cui questa è la seconda avventura.

Non è una commissaria la bella Angela Mazzola, né un’ispettrice di polizia, ma una semplice agente della Mobile, anche se di strada ne ha già fatta tanta, dalla periferia di Borgo Nuovo di Palermo, dalla quale si è emancipata conquistando un titolo di studio e adesso una casa tutta sua. È il personaggio creato da Gian Mauro Costa, giornalista e scrittore che in Stella o croce (Sellerio) prende spunto da un delitto veramente commesso a Palermo anni fa, quello di una parruccaia, per dipanare un racconto tutto di fantasia sullo sfondo della città dell’autore, sempre al centro della sua ambientazione narrativa. Si tratta di un’indagine condotta da Angela in un modo quasi privato e clandestino, e che porta la giovane agente a seguire una serie di indizi prima polverizzati nell’immediatezza del fatto, sino a metterla di fronte ad una realtà che dovrebbe essere lontana dagli interessi e dove invece questi prevalgono spietatamente.

Leonardo Palmisano, barese, è giornalista di cronaca nera e giudiziaria, scrittore, sociologo ed etnografo, esperto di lavoro, migrazioni e criminalità organizzata, conoscenze preziose per il suo singolare romanzo. Dopo “Ghetto Italia” e “Mafia caporale”, un giallo senza commissari, Tutto torna (Fandango), che racconta “il primo caso del bandito Mazzacani”, un bandito, un cane sciolto, che non si è mai affiliato alla Sacra Corona e perciò è stato punito. E che in un certo senso conduce un’indagine perché deve ritrovare Maria, l’adorata nipotina del boss Nino De Guido, che è stata rapita. Insieme con lui, nell’indagine, un membro superstite della sua vecchia banda, il Gigante, con il quale incrocia pezzi interi di Sacra Corona, di ’ndrangheta, di camorra, di mafia albanese e anche dell’anonima sequestri che con la connivenza di politici si “spartiscono” il territorio.

Ed è un noir La lunga notte del detective Waits (Einaudi, traduzione di Alfredo Colitto), libro d’esordio dell’inglese Joseph Knox, pseudonimo di Joseph Knobb, che ha alle spalle una lunga attività di libraio, e adesso ha “creato” un personaggio “sfortunato” come questo detective ormai spacciato. Però un giorno il suo capo, l’ispettore Parrs, gli offre una possibilità: fare l’infiltrato in un gruppo criminale che distribuisce l’eroina a Manchester. Nessuna scelta da parte di Adan, deve accettare; così come deve anche accogliere l’invito di David Rossiter, segretario di Stato per la Giustizia, che gli chiede di badare alla figlia Isabelle, diventata la compagna del boss del gruppo criminale. Il detective Waits si trova così a cercare di salvare se stesso, una ragazza e una città.

Torino si conferma come luogo “narrativo” anche nel giallo Fa troppo freddo per morire (Einaudi) del torinese Christian Frascella, già autore del thriller “Brucio” e di altri romanzi tra i quali “Mia sorella è una foca monaca” e “Il panico quotidiano”. E di Torino sceglie il quartiere Barriera di Milano, un rione operaio che è diventato una realtà multietnica. Qui, in una lavanderia a gettoni gestita dal magrebino Mohamed, Contrera, investigatore privato senza ufficio che è anche la voce narrante della storia, riceve i suoi clienti. Nella sua vita di prima era un poliziotto ma è stato cacciato via per una storia di droga; uno “sfigato” eccentrico che può permettersi solo una Panda Young – «il rapporto più duraturo che abbia mai avuto nella vita» – , perché moglie e figlia adolescente lo hanno abbandonato al suo destino, anche se è sostenuto dall’affetto di una sorella e due nipoti. Quando Mohamed gli chiede di aiutare un ragazzo che si è indebitato con una banda di albanesi, l’investigatore accetta, ma ben presto l’indagine si trasforma in un caso d’omicidio e il rischio per Contrera diventa concreto.

Sara al tramonto (Rizzoli, pp. 360, euro 19) è il bel romanzo di Maurizio De Giovanni che con Sara, sullo sfondo di una Napoli periferica e bellissima, ha dato vita ad un altro dei suoi interessanti personaggi. Sara è una poliziotta in pensione, che ha scelto l’anonimato e la riservatezza, una donna “invisibile” che ha il dono di rubare i segreti delle persone, perché legge le labbra e indovina i pensieri, anche quelli più neri. Ha sempre svolto lavori di intercettazioni non autorizzate, giacché ha collaborato con un’unità legata ai Servizi. E adesso, che è in procinto di diventare nonna, una ex collega la spinge a indagare su un omicidio già risolto, ma solo all’apparenza. Così Sara, assieme allo sbirro Davide Pardo, e con il contributo della compagna di suo figlio, Viola, che fa la fotografa, risolve il caso.

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In evidenza

Se Aristotele conduce le indagini

Complotti, avventure, colpi di scena e tanti personaggi nel giallo “Aristotele e la Casa dei Venti” (Sellerio, traduzione di Rosalia Coci), della bellissima e curatissima serie scritta dall’antichista canadese Margaret Doody e ambientata nell’Atene di Aristotele e Platone. La logica di Aristotele detective, collaborato dal fedele Stefanos-Watson, è posta di fronte alla reputazione del suo amato maestro, Platone. Per salvarla si reca prima all’Accademia dove si imbatte in un primo cadavere e poi a Siracusa, dove invece di trovare i documenti che comprometterebbero Platone trova un altro cadavere. Sullo sfondo lo scontro tra democrazia e tirannide.

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