Si potrebbe raccontare di tutto di più sulla storia di Roberto Baggio. Un fuoriclasse che ha incantato ogni platea e infiammato cuori e ugole dei tifosi di mezza Italia: Vicenza, Fiorentina, Juventus, Milan, Bologna, Inter e Brescia. Se si fosse trattato di un eroe dei fumetti e non di un calciatore in carne e ossa nessuno si sarebbe accorto della differenza, tanto Baggio è stato maestoso e dotato di superpoteri. Chi il mantello, chi braccio rotante, chi l'orecchio bionico. Lui si è accontentato di scodinzolare il suo codino, elemento caratterizzante del 10 di Caldogno. Tanto da “costringere” - quasi - un'intera generazione a farsi crescere una coda più o meno pronunciata. «Il più forte giocatore italiano di tutti i tempi», secondo alcuni. Di sicuro uno di quelli che avrebbero più fortuna in termini di successi. Come quando riacciuffò - per il codino - un Mondiale in cui gli azzurri sembravano definitivamente tagliati fuori (per mano della Nigeria...). Gol a raffica e un finale amarissimo, con Baggio che colpisce l'ultima palla della competizione statunitense mandandola alle stelle e consegnando su un piatto d'argento la Coppa del Mondo al Brasile. Era il 1994. Di strada ne aveva percorsa tanta, ma di casacche ne avrebbe cambiate ancora molte.
La fede e il ritiro (totale) dal calcio
E ancora il suo rapporto con il trascendente, la conversione al buddismo e il suo rapporto speciale con il compianto Stefano Borgonovo. O con Carletto Mazzone, l'uomo che fece scattare sotto la curva atalantina dopo l'ennesima zampata su un risultato che sembrava dar torto al suo Brescia in una partita sentitissima. Ma ciò che più di ogni cosa ha distinto Baggio da tutto il resto è stata la sua capacità di resistere alle “sirene” del calcio (post) giocato, quando tutti vanno a caccia di poltrone e o poltroncine, cercando di restare ancorati disperatamente a questo mondo. Lui no, ha preferito uscire di scena e disintossicarsi. Aveva dato tanto (praticamente tutto, incluse.. le ginocchia) a quello sport. Che non è più il suo. Dice bene Cremonini: da quando Baggio non gioca più non è più domenica. Già, ché poi tanto non è più domenica lo stesso, a causa delle pay-tv. Ed è per sfregi come questo che il codino del 10 di Caldogno ha smesso di scodinzolare, preferendo tenersi alla larga. Il suo lo aveva fatto. Eccome.
Il biopic di Netflix
Nei prossimi mesi Netflix stregherà gli amanti del pallone di casa nostra proponendo in streaming “Il divin codino”, biopic guidato dalla regista Letizia Lamartire: dal difficile esordio alle divergenze con alcuni degli allenatori. Il percorso di una persona che attraverso le sofferenze personali ha raggiunto grandi trionfi in campo. Il campione veneto sarà interpretato da Andrea Arcangeli.