Venezia 78 si comincia. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella - accolto calorosamente da applausi e standing ovation - e del ministro della Cultura Dario Franceschini, con Roberto Benigni Leone d’oro alla carriera mattatore ha preso il via la Mostra del cinema di Venezia che l’11 settembre da un giuria presieduta dal coreano Bong Joo-ho, il regista Oscar per Parasite assegnerà il Leone d’oro 2021.
Un’edizione di grandi aspettative per la selezione con film attesissimi (dal sold out Dune di Denis Villeneuve al nuovo Sorrentino E’ stata la mano di Dio) e per l'atmosfera che si respira al Lido tornato affollato di accreditati, 9mila da tutto il mondo rispetto ai "coraggiosi" 6mila dello scorso anno in piena pandemia, che spinge a credere che il cinema da qui può ripartire davvero. «A Mattarella voglio bene la vorrei abbracciare rimanga qualche anno in più». E ancora: «Leone? Mi meritavo un micino», scherza l'inarrestabile Benigni spiegando che quando l’ha saputo ha 'fatto passi di rumba, nudo però». Emozionatissimo ricevendo il Leone alla carriera accolto da una standing ovation del pubblico. «Non è emozione è di più - dice - è un sentimento d’amore quello che provo e che vorrei restituire, rendere decuplicato».
Poi la commovente dedica finale: «Il leone non posso dedicarlo a Nicoletta: è il suo. Io mi prendo la coda, le ali sono le tue talento mistero fascino femminilità. Emani luce. Amore a prima vista, anzi a eterna vista». Apertura ad alto tasso emotivo insomma per questo festival. Se siano due settimane di 'bollà (come se si concentrassero qui i fanatici irriducibili della sala mentre il box office langue) lo si scoprirà successivamente quando l’arrivo nelle sale dei film che tutti attendono sarà alla prova del botteghino. Fatto è che le speranze da qui sono altissime, una Venezia del riscatto e della riscossa, è stata definita in Sala Grande alla cerimonia di apertura. «E' un momento d’oro per il cinema italiano e qui a Venezia farà la sua parte. Da Venezia c'è una ripartenza vera! E' ora che chi ama il cinema lo dimostri tornando a frequentare le sale», ha detto il ministro della Cultura, Dario Franceschini entrando in sala.
Sul tappeto rosso sfilano molti beneauguranti abiti chiari, beige tutto ricamato quello di Isabelle Huppert, con maniche a pipistrello quello di Alba Rohrwacher che entra con il marito Saverio Costanzo, membro della giuria. Tra i presenti anche Luca Guadagnino e Jane Campion che entra mano nella mano con Nicoletta Braschi. «Di Roberto Benigni c'è bisogno», ha detto Campion salendo sul palco, «anima innocente che ci riporta alla gioia di essere vivi e innamorati. A casa Benigni il Leone sarà un animale domestico condiviso con Nicoletta, la sua Beatrice». Intanto nella prima giornata si è partiti con un film emozionante e toccante: Madres Parallelas di Pedro Almodovar con Penelope Cruz in quello che lei stessa definisce «il mio ruolo più difficile». Al settimo film con il regista spagnolo è una madre imperfetta, volenterosa ma lontana dalle regole in una storia potente che parte dalla casuale conoscenza tra due donne in ospedale in procinto di partorire (una Penelope è una fotografa affermata, l’altra è la minorenne Ana interpretata Milena Smith, rimbalzata da un genitore all’altro) per affrontare l’universo femminile nelle sue contemporanee contraddizioni. E non solo: in Madres Paralelas (al cinema con Warner dal 28 ottobre) Almodovar affronta una forte tematica storica, quella della memoria e dei conti con un passato che il suo paese ancora in parte non ha fatto, quelle migliaia di desaparecidos della guerra civile (il più famoso dei quali è il poeta Federico Garcia Lorca ucciso dai franchisti, gettato in una fossa comune e i cui resti non sono mai stati riesumati).
"Dopo 85 anni - dichiara Almodovar - siamo arrivati alla generazione dei nipoti e pronipoti che ancora non sanno dove sono i corpi dei loro antenati». Penelope Cruz, che è in lizza per la Coppa Volpi anche con un altro film in concorso, Official Competition con Antonio Banderas e Oscar Martinez per la regia di Mariano Cohn e Gastón Duprat, nel film di Almodovar offre una interpretazione alla Anna Magnani. «Ogni volta è un regalo, la partenza per un viaggio intenso e avvincente. Quando mi propone una parte penso: 'quest’uomo ha scritto un’altra meraviglia. Inutile dire che la sua è la telefonata più attesa», dice. Se Almodovar è in apertura di Venezia 78, l’altro film della giornata è Les Promesses di Thomas Kruithof che ha aperto Orizzonti. Protagonista è Isabelle Huppert, sindaca di un sobborgo parigino, ambiziosa, dominata dal fascino del potere dietro un’aria di correttezza e compassione dei suoi elettori di periferia che abitano un condominio fatiscente.
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